Il voto Usa, con la vittoria trionfale di Donald Trump, ha affossato la credibilità di buona parte della stampa italiana che ha tifato invece che analizzare e informare. Questo è un problema molto serio. Non posso che dare ragione a Marco Travaglio che sul “Fatto Quotidiano” ha sottolineato come molte testate italiane, anche autorevoli, con corredo di volti peraltro costantemente presenti in tv, abbiano dato per vincente e in vantaggio Kamala Harris, senza accorgersi dello tsunami che stava giungendo contro le stordite élite del “sono progressista”, ma “il popolo non capisce nulla”. Eppure sarebbe stato sufficiente analizzare con serenità i dati, guardare all’andamento delle borse finanziarie, ascoltare con attenzione qualche isolata voce controcorrente, come quella di Lucio Caracciolo, il direttore di Limes. Ma la cecità strumentale di qualcuno, alimentata da sogni di gloria coltivati in salotti asfittici, è stata più forte della ragione cartesiana.

Devo dare atto pubblicamente all’editore e guida di LaC Network, Domenico Maduli, di avere garantito la mia libertà di opinionista, lasciandomi esprimere per mesi senza censure e in controtendenza. La mia esperienza personale è nulla, utile però a sottolineare il coraggio e la lungimiranza di un editore libero. Ciò che di gravissimo è accaduto, invece, mettendo sul piatto della politica nazionale un argomento che meriterà approfondimenti seri, è il consapevole quotidiano stillicidio di titoli forzati, di vere “fake news”, di osservazioni assurde elargite fino ad urne aperte, di emarginazione oggettiva del dissenso, fatti salvi gli avversari coerenti e onesti. Si proceda a una verifica generale anche del settore sondaggi, superato in affidabilità dai centri scommesse che hanno quasi sempre dato vincente Trump con netto anticipo. Eccolo il vero “pericolo fascista” da studiare con estrema attenzione: un vortice incontenibile di falsità autoalimentato da presunti esperti e da qualche agitatore o prezzolato supporter.

Uso l’espressione “pericolo fascista” per far comprendere come le democrazie abbiano assoluto bisogno, e lo ha sempre sottolineato il Capo dello Stato, di un’informazione davvero libera, indipendente, pluralista e quindi non di parte. Trump è stato dipinto come un “mostro”, un “folle”, uno “sprovveduto”, un "pugile suonato", invece che come un leader autentico in grado di leggere gli umori del popolo americano. Mi si risparmi, per carità, la retorica sui difetti, tanto ipocrita quanto anche questa volutamente strabica. Regalo una riflessione: in riferimento al rapporto con le donne non so se i mitici fratelli Kennedy avessero tutte le carte in regola per passare indenni il giudizio dei “radical chic” carichi solo di odio e di cinismo, ma so per certo che John Fitzgerald e Robert sono stati due giganti della difesa dei diritti civili e del progresso mondiale, con toni pacifisti che molto probabilmente hanno contribuito a determinare la loro morte violenta. È giunto il momento, quindi, di guardare con più attenzione anche alla figura di Robert F. Kennedy Jr., avvocato esperto in cause ambientaliste, forse più lungimirante di qualche suo familiare nel capire che il XXI secolo richiede nuove chiavi di lettura e, soprattutto, il pensionamento definitivo di categorie consumate. Robert Jr. è figlio di Robert Kennedy e nipote di John Fitzgerald, e quindi non è uno qualsiasi.

Ma dipingere come “matti” i visionari e i non-allineati è lo sport preferito dei finti progressisti che infettano una sinistra da rigenerare e che deve riscoprire appieno le proprie radici se vuole riconnettersi con le masse (operai, artigiani, impiegati, disoccupati, massaie, donne e uomini sottopagati, anziani senza servizi adeguati, piccoli imprenditori…). Ricordo solo per coloro i quali non hanno alle spalle grande confidenza con la storia, che sia John Fitzgerald, nel 1963, presidente in carica, sia Robert, nel 1968, in corsa per la Casa Bianca, entrambi democratici, vennero barbaramente assassinati.

Violenza nella politica Usa solo perché Trump ha uno stile diretto? Mi vien da ridere, se a distanza di sessant’anni non sappiamo (ma solo immaginiamo) chi furono i veri mandanti di queste due tragedie kennediane della democrazia. Non si semplifichi con l’intervento della solita mafia che al massimo può aver svolto il ruolo di esecutore materiale, ma non certo di mente! Qualcuno ha tentato di ammazzare anche Donald Trump: un caso? Capiremo! E sia chiaro: qui non si sta difendendo il contenuto dei programmi politici di questo o di quello, ma solo il sacrosanto diritto di non portare il cervello all’ammasso e di regalarlo ai nauseanti profeti del “pensiero unico”.

Le elezioni Usa del 5 novembre hanno ribadito il più grande dei valori: la libertà. Quella libertà che modella la Costituzione Americana nata dalla rivolta contro l’oppressivo colonialismo inglese, prima di tutto fiscale. Libertà di essere e di pensare ciò che si vuole, libertà di lasciare al popolo ogni decisione. Ecco perché giudico “fascista” chi pretende di negare queste libertà dall’alto di una supponenza che poggia su gambe incancrenite ed è volutamente prive di memoria. Il mondo, da ieri, cambierà profondamente. Il Novecento non può più essere riesumato per interpretare e capire l'oggi. Come europei siamo chiamati a difendere a oltranza le nostre radici culturali nel pieno rispetto di quelle degli altri.

Dobbiamo pretendere che si guardi agli Stati Uniti d’Europa perché altrimenti periremo; non dobbiamo avere paura di affermare che la Russia è Europa; che l’America è casa anche nostra perché è stata costruita da milioni di emigrati europei; che con la Cina, l’India e tutti i Paesi del mondo vogliamo dialogare e competere in modo pacifico; che amiamo gli israeliani e gli arabi ma siamo totalmente contrari a ogni forma di terrorismo. La vita di miliardi di esseri umani non può essere ridotta in schiavitù da poche fameliche multinazionali. Al grande imprenditore Elon Musk, il più ricco del pianeta, chiediamo di accompagnarci nella conquista dello spazio, la Nuova Frontiera. Ai produttori di armi, gli unici che hanno davvero lucrato con la guerra in Ucraina, spieghiamo che devono riconvertire le loro attività in sfide a favore dell’umanità tutta.

Infine invitiamo le minoranze a riflettere: esistono anche i diritti delle maggioranze, perché altrimenti si rischia di mettere in discussione i diritti naturali dell’uomo! Ai leader della sinistra un consiglio non richiesto: liberatevi urgentemente dei “radical chic”, e ancor di più delle presunte star di certi ambienti dello spettacolo, perché vi arrecano solo danno e vi fanno perdere tonnellate di voti; ricostruite pensando a Filippo Turati, a Giuseppe Di Vittorio, a Enrico Berlinguer, ai fratelli Carlo e Nello Rosselli, ritornate sui posti di lavoro, riaprite le sezioni, avvicinate la gente che non riesce a campare e chiedetevi perché anche moltissime donne, e ancor più giovani, hanno votato per Donald Trump. Perché la libertà è comunque meglio della presunzione ammalata delle élite inquinate!