Al secondo turno è emerso chiaramente lo scollamento tra la sua coalizione e il docente dell’Umg. Dieci liste non sono bastate a fermare i mal di pancia: 8mila voti bruciati al ballottaggio. Ininfluente l'apporto esterno di Fratelli d'Italia (ASCOLTA L'AUDIO)
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Prima i mugugni, poi i mal di pancia e, infine, le defezioni. Al secondo turno di ballottaggio si esaurisce definitivamente la forza propulsiva delle dieci liste congegnate a supporto del candidato civico Valerio Donato, dietro cui si è tentato di nascondere fino all’ultimo la debolezza di un centrodestra incapace di esprimere un successore del sindaco uscente Sergio Abramo.
La scollatura
Emerge così in chiaro l’evidente scollatura tra la coalizione e il candidato civico Valerio Donato, già affiorata durante la prima fase di votazioni quando i candidati consiglieri suggerivano caldamente agli elettori di optare per il voto disgiunto così assicurandosi un seggio all’interno del Consiglio comunale senza curarsi però di garantire la contestuale elezione del candidato sindaco. Il risultato del turno di ballottaggio ha confermato questa tendenza, amplificandola semmai sulla scorta dei mal di pancia insorti all’esito della prima votazione.
Le defezioni
Chi infatti il 12 giugno aveva pur concorso all’operazione di sfondamento del 50%, nella giornata di domenica si è ben guardato dal riconfermare i voti esprimendo così il proprio dissenso sulle modalità di formazione delle liste che avrebbero avvantaggiato i consiglieri comunali uscenti. Una operazione di disimpegno che ha definitivamente affossato Valerio Donato, utilizzato alla stregua di una foglia di fico per nascondere l’implosione dell’area di centrodestra catanzarese e le sue divisioni interne.
Mancano i voti
Al secondo turno di ballottaggio sono chiaramente venuti meno molti voti. Lungo la strada Valerio Donato ne ha bruciati quasi ottomila e del tutto ininfluente si è dimostrato l’appoggio esterno garantito all’ultimo miglio da Fratelli d’Italia che con una sola lista al primo turno aveva raggiunto il 9% dei voti. È una débâcle politica dei maggiorenti catanzaresi, soprattutto, di chi fino alla fine ci ha messo la faccia.
Il consenso personale
In primo luogo, il presidente del Consiglio comunale, Filippo Mancuso, che all’indomani della cocente sconfitta ci ha però tenuto a precisare che «il centrodestra ha dimostrato di essere radicato e pulsante sul territorio» per via del risultato raggiunto a Palazzo de Nobili. Ma è evidente che a Catanzaro è stato il consenso personale ottenuto dei singoli consiglieri a prevalere sull’adesione ad un progetto politico.
La vendetta nelle urne
Gongola, nel frattempo, Domenico Tallini che ha consumato nell’ombra delle urne la sua personale vendetta politica contro il coordinatore regionale di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori, reo di aver imposto il veto sul presidente dell’ordine degli avvocati Antonello Talerico, il quale con la sua corsa autonoma al primo turno ha impedito la vittoria di Valerio Donato operando poi un travaso di voti – espressamente dichiarato dal candidato sconfitto – sul competitor Nicola Fiorita.
Elezioni Catanzaro, vittoria a mani basse
Vince così e a mani basse il docente dell’Unical che, oltre a trovarsi la strada spianata da divisioni e vendette tutt’interne al centrodestra, riesce a mantenere compatto il suo elettorato al secondo turno assicurandosi una netta elezione a sindaco sull’onda di una inequivocabile richiesta di cambiamento che è riuscito prima ad intercettare e poi ad interpretare. Un cambiamento azzoppato però da un consenso che a Catanzaro resta fermamente ancorato al voto personale, e con cui Nicola Fiorita dovrà fare presto i conti in Consiglio comunale.