Un vero e proprio tour. È quello che il vice presidente della Camera dei Deputati ed esponente di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli ha fatto tra Lamezia e Catanzaro.

 

In mattinata Rampelli ha incontrato gli industriali lametini, per poi proseguire la sua agenda con un incontro con i commissari straordinari della città della Piana in merito alla chiusura degli impianti sportivi, incontrare i vertici regionali della Federazione gioco calcio e spostarsi, infine, nel capoluogo di regione per illustrare il programma per le Europee del partito della Meloni.

 

Un programma fitto nel quale Rampelli mette in cima un nuovo modo di fare politica in merito all’immigrazione: «Il nostro obiettivo è avvicinare l’Europa alla Calabria e all’Italia. L’Europa deve occuparsi di cose importanti, invece, a volte si occupa di problematiche meno nobili. Noi andiamo in Europa con l’obiettivo di cambiare tutto e, in particolare, di colpire la prima ragione che causa flussi migratori impressionanti che non è la fuga di persecuzioni e guerre ma è quella dalla fame».

 


Cordiale ed istituzionale, ma non solo, l’incontro avuto a via Perugini con i commissari straordinari in merito alla chiusura degli impianti sportivi. Presenti diversi rappresentanti delle squadre e delle associazioni sportive lametine, il prefetto Francesco Alecci ha ribadito di avere operato in osservanza della legge e di sapere di essere inviso alla città.

 

Dal canto suo Rampelli, affiancato dal candidato di Fdi alle Europee Rosario Aversa e dagli esponenti del partito Mimmo Gianturco, Francesco Grandinetti e dal coordinatore regionale Ernesto Rapani, ha mostrato apprezzamento per il rigore del commissario evidenziando però due aspetti.

 

Da un lato la chiusura delle strutture senza dare un minimo orizzonte temporale in merito alla loro riapertura, dall’altro come l’applicazione tout court della legge non sempre finisca per essere positiva. «Mi sono permesso di chiedere di accelerare il ripristino della normalità perché in una terra difficile come questa i giovani e le loro famiglie abbiano una camera di compensazione – ha detto al nostro microfono Rampelli -. L’Italia – ha aggiunto – è una penisola molto difficile. L’applicazione pedissequa delle norme potrebbe rischiare di fare chiudere tutto: ospedali, laboratori e così via».

 

Rampelli ha anche chiesto di valutare quali siano le condizioni che andrebbero ad inficiare gli impianti, se superabili o rischiosi per l’incolumità delle persone, chiedendo poi di accelerare i tempi. Non basta chiudere, insomma, per agire nel rispetto della legalità bisogna anche intervenire affinché si creino le condizioni per riaprire.