Stefano Lo Russo (Pd) caldeggia lo status di “struttura strategica nazionale” rilanciando l’idea del presidente della Calabria Roberto Occhiuto: «Ne ho parlato con lui e concorda con me»
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«Gli impianti di Piombino e Ravenna non bastano. Il governo si impegni nella realizzazione anche del rigassificatore di Gioia Tauro». L’appello non è del presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto - che sul tema ha condotto una vera e propria campagna nei primi mesi di questo 2022, inscenando anche una sorta di braccio di ferro con il Ministro della transizione ecologica del governo Draghi, Roberto Cingolani – ma del sindaco dem di Torino, Stefano Lo Russo che dalle colonne della Gazzetta di Mantova, rilancia l’idea del presidente della giunta regionale calabrese, svelando una sorta di asse con lo stesso Occhiuto quando afferma: «Ne ho discusso con il presidente della Calabria, e concorda con me».
Una posizione per certi versi inedita – a maggior ragione in campagna elettorale - quella dell’esponente del Partito democratico piemontese, che in qualche modo anticipa le mosse dei dem calabresi che, pur non esponendosi troppo sull’argomento a queste latitudini, non sono mai entrati in polemica sull’argomento con Occhiuto. D’altra parte, il progetto di cui ha sempre parlato il capo dell’esecutivo calabrese era nato all’epoca della presidenza Loiero arenandosi negli anni successivi senza che nessuno prima di Occhiuto riesumasse le carte dal famoso cassetto della Cittadella.
«Chiudere i rubinetti russi»
Lo Russo che è professore ordinario di geologia applicata e componente del Board dell'Energy Security Transition Lab (EST) presso l'Energy Center del Politecnico di Torino, non è nuovo a questi temi. E sull’argomento appare abbastanza ferrato, ricostruendo i fatti.
«Iren e Sorgenia – racconta al quotidiano mantovano – hanno controllato al 50% ciascuno una società che ha in pancia l'autorizzazione per realizzare un rigassificatore su piastra fissa nel porto di Gioia Tauro. Un vecchio progetto, poi fermo, che però ha già ottenuto la valutazione di impatto ambientale».
Lo Russo, che riassume il dossier aperto da Occhiuto, spiega anche che la capacità di rigassificazione prevista è di 12 miliardi di metri cubi annui (circa un quinto del fabbisogno italiano), che il costo stimato dell'impianto è di circa 1 miliardo e che si prevede che può essere pronto in 3/5 anni.
«Realizzarlo sarebbe molto importante – afferma - perché servirebbe a colmare quasi tutto il gap che ci manca per sostituire il gas dalla Russia, includendo la capacità dei due nuovi futuri rigassificatori galleggianti che vanno comunque fatti ma non bastano. Con Gioia Tauro, quindi, potremmo chiudere completamente i rubinetti russi».
Insomma un cross in mezzo all’area che il presidente Occhiuto riceve dalla metà campo avversaria e che potrà sfruttare a suo vantaggio col vento in poppa del centrodestra in queste elezioni politiche.
«Coinvolgere Eni e Snam»
Il sindaco di Torino spiega che il governo guarda con grande attenzione a Piombino e Ravenna, ma anche che «si può pensare di dichiarare questa terza opera una struttura strategica nazionale facendo contribuire vari operatori: non solo Iren e Sorgenia che hanno il progetto ma anche altri soggetti come Eni e Snam. Inoltre Gioia Tauro – aggiunge - costa meno perché è un impianto su terra e non flottante offshore».
Un'altra considerazione che ha fermato il progetto, argomenta ancora il primo cittadino dem, è il collo di bottiglia di Sulmona sul gasdotto nazionale che impedirebbe il trasporto verso nord. «Ritengo sia un problema che può essere risolto in tre anni, esattamente quanto richiede la costruzione dell'opera».
Per lui insomma si tratta di una questione non solo di sicurezza nazionale ma anche europea.
«Aprire Gioia Tauro e risolvere Sulmona consentirebbe l'eventuale esportazione del gas liquefatto, contribuendo ad alleggerire la dipendenza dal gas russo non solo nostra ma anche di altri Paesi della Ue».
L’impatto sul Sud, poi, nella visione lorussiana si manifesterebbe non solo con l’avvio di un'industria del freddo, come più volte sottolineato anche da Occhiuto, e «quindi sviluppare a Reggio Calabria un'industria ittica e alimentare - prosegue -. Oltre a poter favorire la riconversione dell'ex Ilva di Taranto da carbone a gas. Ne ho discusso con il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto – assicura Lo Russo - e concorda con me».