L'alleggerimento della posizione di Barbieri fa cambiare strategia al governatore. Nessun vertice di maggioranza, nessun rimpasto e immediata ripresa dell'attività del Consiglio regionale. Irto ha convocato per giorno 14 la Conferenza dei capigruppo per fissare il calendario dei lavori
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La Corte di Cassazione rianima palazzo Campanella e rafforza i convincimenti di Mario Oliverio: si prosegue fino alla fine della legislatura.
L’esclusione dell’aggravante mafiosa per Giorgio Ottavio Barbieri, l’imprenditore al centro dell’inchiesta “Lande desolate” che ha coinvolto anche il presidente della giunta, sarebbe preludio a un esito positivo anche per Oliverio.
Almeno questa è l’interpretazione del governatore e dei suoi che hanno deciso di modificare la strategia che era stata messa a punto durante le festività natalizie durante i tanti pellegrinaggi a San Giovanni in Fiore. Davanti al Tribunale della Libertà, che ha accolto la richiesta di scarcerazione formulata dagli avvocati di Barbieri, si è a lungo discusso di una sentenza della Corte di Cassazione in cui è stabilito che Barbieri non è intraneo al clan Muto e che è stata richiamata dalla difesa. Tale ricostruzione della Suprema Corte, per i legali di Oliverio potrebbe alleggerire molto il quadro dell’intera operazione “Lande Desolate” e avrebbe avuto un peso importante nella decisione del Riesame.
Nessun vertice di maggioranza per discutere del futuro e nessun aggiustamento della giunta, almeno per il momento. La fiducia Oliverio l’avrebbe ottenuta con il sì che il Consiglio regionale ha dato al bilancio per il 2019 approvato dall’Assemblea lo scorso 19 dicembre. Non è necessario più nessun altro passaggio al netto di ulteriori novità.
La palla è dunque passata al presidente Nicola Irto che dopo le mille incertezze di fine anno ha convocato la Conferenza dei capigruppo per il prossimo 14 gennaio per discutere del calendario dei lavori e fissare la prossima seduta di Consiglio.
“La legislatura va avanti” è il messaggio che deve passare, secondo Oliverio, anche per placare gli attacchi delle opposizioni che nelle ultime settimane avevano alzato il tiro chiedendo più volte le dimissioni del presidente, specialmento subito dopo la conferma, da parte del Tribunale della Libertà, della misura cautelare dell’obbligo di dimora.
Sarà la strategia giusta? Ovviamente sì se la posizione di Oliverio dovesse davvero alleggerirsi. Altrimenti la nuova sterzata potrebbe essere presa come un ulteriore atto di arroganza che il presidente potrebbe pagare a caro prezzo.
Chi continua a non proferire verbo su quanto sta avvenendo alla Regione è il Partito democratico che ha scelto una singolare posizione di mutismo sul presidente. Singolare ancora di più se si pensa che si è, o meglio si dovrebbe essere, alla vigilia del congresso regionale.
Riccardo Tripepi