Partita a palazzo Campanella la due giorni dedicata al regionalismo differenziato che sta animando il dibattito politico al Nord e al Sud del Paese. “La Calabria che vogliamo” lo slogan scelto per l’iniziativa voluta da Confindustria Reggio Calabria e Fondazione Mediterranea. Un’iniziativa che, secondo il presidente degli industriali reggini Giuseppe Nucera, «ha il pregio di stimolare un’ampia riflessione sulle prospettive di sviluppo del territorio, attraverso il coinvolgimento della classe dirigente e istituzionale calabrese e nazionale».

Nucera vede più opportunità che difficoltà nella proposta di riforma. «Credo che ci troviamo davanti a un eccesso di allarme per mantenere posizioni di potere consolidate nel tempo. Serve una classe dirigente diversa e nuova rispetto al passato che prenda in mano la gestione del nostro territorio. In 50 anni di regionalismo le cose sono andate indietro e la colpa non può essere certo attribuita alle Regioni del Nord, ma ai nostri amministratori».

Al tavolo dei relatori anche il presidente della Fondazione Mediterranea Enzo Vitale, il magnifico rettore dell’Università Mediterranea Marcello Zimbone, il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà e il presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto.

Ad animare la discussione politica, però, saranno le dichiarazioni del vicepresidente della Camera Ettore Rosato, guest star presente in platea.

 

L’esponente democrat ha criticato aspramente il regionalismo differenziato. «C’è molta opacità che riguarda l'impianto di una legge, quella sul così detto federalismo differenziato, rispetto alla definizione di un quadro che – ha dichiarato Rosato - riguarda tutto il Paese. Il problema non è cosa facciamo con il Veneto, ma cosa facciamo per l’Italia. Bisogna promuovere una discussione, schietta e trasparente - ha aggiunto - per spiegare a tutti gli italiani cosa vuol dire l'applicazione del regionalismo differenziato, gli effetti che produrrebbe, affermando con chiarezza che i 50 miliardi di euro in più che si fermerebbero in Veneto, com'è stato detto nella recente campagna elettorale, a chi verrebbero sottratti. E questo è un problema non risolto. Il Paese – ha continuato Rosato - è uno e le risorse non sono infinite, e se si prende da una parte per dare all'altra, per qualcuno ci saranno meno risorse. Cosa dicono i calabresi se le loro risorse diminuiscono?».

Rosato è andato poi giù duro nei confronti del governo nazionale che «dovrebbe presentarsi dimissionario alle Camere»  e reo di avere approvato un decreto inaccettabile sulla sanità calabrese: «È un decreto assurdo quello fatto dal Governo per prendere potere e nominare, al di là delle norme, i direttori sanitari, estromettendo anche l’albo nazionale che riguarda la professionalità delle persone. Non per fare polemiche, ma ritengo che la nomina di un assistente parlamentare non può essere un valore aggiunto per la sanità calabrese». 

Non una parola di conforto, invece, per il governatore Oliverio che appare sempre più solo dentro il Pd. A domanda sulle future regionali e sulla ricandidatura del presidente uscente, Rosato ha gelato i cronisti «Zingaretti risponderà con chiarezza a questa domanda», né una parola di solidarietà è stata espressa in relazione alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto il governatore. Abbastanza per capire quanto sia diventata ripida la salita per Mario Oliverio.

 

Riccardo Tripepi