Il governatore Enrico Rossi critica aspramente l’ipotesi che a sostenere il vessillo del Partito democratico in Calabria sia l’imprenditore di Pizzo. «In Umbria è andata male, siamo proprio sicuri che sia la scelta giusta?». Intanto il re delle cravatte lancia il suo appello contro la Lega e strizza l’occhio al M5s con una lettera aperta
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«Un operaio, un sindacalista, una partita iva, un intellettuale, un ricercatore, un insegnante, un infermiere, proprio non riusciamo a trovarli?». Enrico Rossi, presidente della Toscana, stronca la candidatura di Maurizio Talarico, l’imprenditore originario Pizzo, nel Vibonese, noto nel jet set per la produzione di cravatte che spopolano tra i vip della politica e dello spettacolo.
Dopo il forfait dell’editore Florindo Rubbettino, che ha declinato l’invito del Pd a candidarsi a governatore della Calabria, Talarico, il cui nome già circolava nelle scorse settimane, si rifatto avanti. Un’ipotesi che non piace affatto al governatore di una delle poche Regioni “rosse” rimaste, la Toscana appunto.
«Leggo che in Calabria si vorrebbe candidare l’imprenditore Talarico, che fa cravatte di buona fattura – afferma Rossi, affidando ai social la sua opinione -. Non sta certo a me dire chi dovrà essere candidato presidente per la sinistra in quella regione. Ma mi chiedo: un operaio, un sindacalista, una partita iva, un intellettuale, un ricercatore, un insegnante, un infermiere, proprio non riusciamo a trovarli? In Finlandia i socialisti hanno vinto con un sindacalista. Da noi siamo proprio sicuri che la scelta giusta, come in Umbria, sia candidare imprenditori di successo?».
Una posizione netta, orientata decisamente a sinistra, che il governatore della Toscana rafforza con una provocazione tesa a far emergere le contraddizioni di quello che dovrebbe essere il più grande partito di sinistra in Italia.
«Non ho nulla contro gli imprenditori - continua Rossi - che in molti casi stimo e apprezzo se investono, creano lavoro, pagano le tasse e rispettano i lavoratori. Però dovremmo almeno stabilire un principio di parità e di alternanza: una volta un imprenditore e una volta un operaio. Mi sembrerebbe più giusto. Sarebbe anche il caso di verificare se c’è un minimo di esperienza e attitudine a fare politica. Tutto qui. Ora datemi del comunista che me lo prendo volentieri».
Il re delle cravatte lancia il suo appello
Dal canto suo, Talarico cerca di fare breccia proprio tra le «forze progressiste», con una lettera aperta nella quale ribadisce le sue motivazioni a candidarsi, a cominciare dal minimo sindacale, cioè «l’amore per la Calabria».
«I miei neuroni calabresi – scrive l’imprenditore - hanno dato il via a uno sfogliar di ricordi, un passaggio davanti ai miei occhi dei bisogni che la mia terra ha vissuto e vive, mi ha fatto riflettere sulle cause prime del brigantaggio politico e del banditismo sociale di cui la mia terra risulta vittima nei secoli». Dopo aver indugiato sui «giovani che non vedono altra alternativa che partire» e sui «tanti bravi ed onesti imprenditori che non vedono un percorso di rinascita», allargando il discorso alla condizione di tutto il Sud, Talarico punta il suo bersaglio leghista e strizza l’occhio ai Cinquestelle: «Faremo in modo che possa concretizzarsi quanto già contenuto nel programma dell’attuale Governo diventando la sfida dell’Italia. Sono in campo perché la Calabria non la voglio regalare a forze che nel passato l’hanno calpestata e vilipesa, né la voglio consegnare a nuovi barbari, che hanno ritrovato pensieri e proclami per la nostra terra presentandosi sui nostri litorali con il miele in bocca e il fiele nel cuore».
Infine, un vero e proprio appello: «Chiameremo subito a raccolta tutti, realizzando un momento di Unità Culturale e, perché no, anche a difesa della Unità d’Italia, tenuta dai populisti come obiettivo recondito. Un messaggio voglio inviarlo soprattutto a quelle forze che hanno avviato una forte campagna di onestà amministrativa e politica e vogliono realizzare la trasparenza nella vita della Pubblica amministrazione, di fare squadra, non per portare consenso a Maurizio Talarico, ma al bisogno di rinnovamento e buon governo».