Avete mai visto gruppi di cinesi in vacanza? Probabilmente no. Eppure a Zhengzhou in Cina, lo scorso 5 settembre, si è tenuto un importante meeting internazionale sul turismo. La particolarità di questa kermesse è che essa era riservata ai sindaci e ai presidenti di Provincia. La notizia è che nella città cinese è volata anche una delegazione calabrese, capitanata dalla Presidente della Provincia di Cosenza, Rosaria Succurro, Ernesto Magorno sindaco di Diamante, Ernesto Madeo sindaco di San Demetrio Corone e presidente delle comunità arbëreshë ed Orlandino Greco sindaco di Castrolibero in rappresentanza dell’area urbana.

Ma cosa sono andati a fare i quattro in Cina? «È una grande occasione per far conoscere la nostra provincia, fatta di luoghi meravigliosi, che abbiamo presentato ai cinesi e che faremo conoscere di persona quando fra qualche mese ricambieranno la nostra visita e verranno anche loro in missione nei nostri comuni», ha dichiarato la Succurro che ha fatto sapere anche di aver regalato alla rappresentante del governo cinese nell’ordine: un arazzo realizzato da un artigiano di San Giovanni in Fiore raffigurante l’albero dell’umanità del Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore; una bambola della tradizione arbëreshë; un simbolo del peperoncino di Diamante ed infine una targa raffigurante la città di Castrolibero con il suo Municipio. Gadget, questi, che dovrebbero invogliare i cinesi a venire a scoprire questo angolo remoto d’Europa. Se l’obiettivo dichiarato dei nostri amministratori è quello di attrarre turisti, è più complicato cercare di capire quello che è invece l’obiettivo dei cinesi e come si colloca questo viaggio nell’attuale scenario geo-politico.

Pochi giorni fa, infatti, a margine del G20 che si è tenuto in India, la premier Giorgia Meloni ha annunciato il disimpegno dell’Italia al protocollo “La Via della Seta” sottoscritto nel 2019 dal governo Conte I (quello che aveva in maggioranza anche Salvini per intenderci). Il protocollo, siglato poco prima della pandemia, prevedeva una serie di accordi e partnership commerciali con la Cina, per aumentare il nostro export in Oriente. Un accordo che infastidì non poco gli Usa. Oggi, a qualche anno di distanza, il quadro geopolitico è mutato e il Governo italiano ha tutta l’intenzione di ritirarsi da quel protocollo sostenendo che non abbia portato gli effetti commerciali sperati. In realtà si tratta di una scusa perché le motivazioni sono tutte politiche e dipendono anche dal posizionamento della Cina nel conflitto russo-ucraino. Il problema è come sfilarsi senza irritare Pechino. Difatti ancora il disimpegno non è stato comunicato ufficialmente.

I cinesi, però, non si sono affatto arresi e cercano di raggiungere diversamente i loro obiettivi. Molti analisti dicono che Pechino stia rilanciando in Italia una nuova via della Seta che questa volta bypassa lo Stato per concentrarsi su Comuni e Province. E’ nata una via della Seta degli enti locali per la quale diversi comuni italiani, soprattutto del Nord, e l’intera provincia di Brescia, hanno già aderito ed altri stanno spingendo per entrare. E’ l’escamotage pensato da Pechino, insomma, per penetrare nei nostri mercati al di là dell’accordo con lo Stato, per studiare e replicare eventuali modelli di business di successo e magari acquistarne alcuni. Chissà se i cinesi sono rimasti colpiti da qualcuna delle nostre eccellenze.. La Succurro ne è convinta e rientrata dal viaggio si è detta sicura che la Cina è interessata alla Sila.