È andata in onda ieri l’ultima puntata di questa stagione di Perfidia di Antonella Grippo, fra la dolce malinconia degli arrivederci e un pizzico di inevitabile auto celebrazione. Una stagione fortunata che ha visto alternarsi le prime linee della politica italiana e anche dell'intellighenzia come mostrato in una, necessariamente sommaria, clip dei vari ospiti che hanno affollato il salotto della Grippo da Sgarbi a Vannacci, da Calenda a Renzi passando per Casini, Boccia, Conte Fratoianni e tanti altri

Ma il clima da ultimo giorno di scuola non deve trarre in inganno perché l’argomento trattato è stato di quelli tosti. il titolo era “L’ha detto la televisione" come metafora del relativismo dei media che diventa verità popolare assoluta. In particolare sono state due le inchieste affrontate in studio: quella di FanPage sulla gioventù meloniana e quella giudiziaria che ha coinvolto Reggio Calabria. In studio uno dei protagonisti di questa vicenda ovvero il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, e il segretario provinciale cosentino di FdI, Angelo Brutto. Entrambi stimolati dalle riflessioni di due giornalisti di razza come il direttore del “Fatto di Calabria", Domenico Martelli e quello de “Il Dubbio”, Davide Varì.

Si è partiti dall’analisi del voto delle ultime Europee in cui il centrodestra ha ottenuto certo una vittoria, come ha sottolineato Brutto, in quanto l’unico Governo europeo che non ha subito batoste. Ma come ha sottolineato Falcomatà se FdI ha retto non così gli alleati di Governo. Questo grazie anche alla buona performance del centrosinistra, con un Pd apparso finalmente in palla con il suo 24% e un fronte ecologista che finalmente ha assunto una dimensione rilevante. Nel complesso il centrodestra - ha sottolineato il sindaco di Reggio Calabria - è risultata forza minoritaria nel Paese. Concetto ribadito anche da Varì secondo il quale la Meloni ha ottenuto comunque circa ottocentomila voti in meno rispetto le Politiche.

È stata la stura per parlare dell'inchiesta di FanPage che Brutto ha condannato nei modi, per le chat rubate, le riprese di nascosto, le infiltrazioni poco corrette. Il rischio è quello di demonizzare il movimento giovanile che in FdI è sempre stata una componente importante, al netto di qualche esternazione fuori le righe e sciocca che può essere intercettata nelle chat dei singoli. Demonizzare i giovani militanti, però, è controproducente - sottolinea Brutto trovando l’assenso di Falcomatà - perché è lì che si forma la nuova classe dirigente. Senza gavetta siamo inesorabilmente condannati ad una classe politica mediocre.

Varì ha molto concordato sul punto, ma ha anche sottolineato come le pulsioni nostalgiche siano un problema reale nel partito della Meloni che impedisce a FdI di trasformarsi in un moderno partito conservatore. Ne è la riprova quelli che il giornalista definisce schiaffoni che la premier ha preso in occasione degli accordi sulla governance europea. Tesi, ovviamente, non condivisa da Brutto per il quale la Meloni è stata coerente con il mandato popolare rifiutando accordi con i socialisti e il Ppe.

L’altra inchiesta, divenuta verità assoluta a causa dei media, è quella giudiziaria che ha travolto nuovamente il sindaco Falcomatà, il consigliere regionale Peppe Neri e un consigliere comunale di Reggio Sera per presunte collusioni con la mafia nella ricerca dei voti per le regionali e le comunali di Reggio. Per Varì l’inchiesta non è nulla perché già sconfessata dal gip che ha negato le misure cautelare richieste dalla Procura per Sera e Neri, mentre per Falcomatà non erano state chieste nemmeno quelle. Purtroppo per molti media i protagonisti della vicenda sono già olpevoli. Ma al di là della vicenda giudiziaria, che il sindaco di Reggio per stile e convinzioni politiche non commenta pur dicendosi estraneo ai fatti, resta il problema politico. Ovvero la soggezione, dice Varì, del Pd verso la magistratura. Spesso per calcolo politico, spesso per sudditanza, il maggiore partito della sinistra italiana non riesce a far emergere quella cultura garantista che pure esiste nel suo Dna. Da qui l’auspicio del giornalista che Falcomatà diventi portabandiera della cultura garantista necessaria soprattutto al Sud dove centinaia di amministratori vengono falcidiate da inchieste che spesso sono basate sul nulla. 

Il finale della puntata è dedicato ai ringraziamenti a tutta la squadra che ha contribuito al successo della lunghissima stagione di Perfidia. Una trasmissione che in tono apparentemente leggero ha messo alla sbarra vizi e limiti della nostra politica. E siccome non è serio prendersi troppo sul serio sua Santità El Diablo ha deciso di inchiodare se stesso al Confessionale con Antonella Grippo che si è messa ancora una volta a nudo dinanzi ai suoi telespettatori.

Puoi rivedere la puntata su LaC Play