Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente. Marco Minniti conosce molto bene il vecchio adagio di Mao e sa che la situazione politica in Italia è più che mai fluida. Per questo in tanti hanno notato un certo attivismo dell’ex ministro degli Interni. Minniti è spesso intervistato in tv e sui giornali da dove sembra offrire consigli al Governo, con il quale sembra avere grande sintonia soprattutto in materia di sicurezza e migrazione. Sarà sabato pomeriggio a Cosenza dove parteciperà ad una tavola rotonda sul Mediterraneo e il ruolo del Mezzogiorno, moderata dal nostro direttore Alessandro Russo.

Quanto basta per far pensare a qualcuno ad un eventuale ritorno alla politica dell’esponente dem che ha abbandonato gli scranni del parlamento nel 2021 quando si è dimesso, irrevocabilmente, da deputato per andare a guidare la fondazione “Med Or” con lo scopo di promuovere le relazioni con il Mediterraneo, l’area subsahariana, il Medio e l’Estremo Oriente.

Proprio gli ultimi accadimenti geopolitici, però, sono in grado di spiegare la presenza costante di Minniti sui media e negli incontri pubblici. La Fondazione si occupa di queste questioni con particolare riferimento ai temi della sicurezza ed è sui temi di geopolitica che Minniti interviene. Soprattutto su quello relativo all’immigrazione dove si sta registrando un paradosso politico. Mentre la premier Meloni segue una linea molto vicina a quella di Minniti e cerca accordi con i paesi del Nord Africa attraverso il famoso piano Mattei, il suo ex partito nei giorni scorsi ha smentito questa linea.

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Il 30 ottobre scorso a Riace si è tenuta un’assemblea dopo l’assoluzione di Mimmo Lucano. A quell’incontro ha partecipato anche Marta Bonafoni, consigliere regionale del Lazio e componente della segreteria nazionale. «Siamo perfettamente consapevoli - ha sostenuto Bonafoni - che il terreno che ha provocato quel processo è un terreno che noi stessi abbiamo annaffiato. Non è un terreno che non ci riguarda. Siamo stati noi a scambiare la solidarietà con la sicurezza. Siamo stati noi a scambiare le persone per numeri. Siamo stati noi ad avallare e volere gli accordi con la guardia costiera libica». Insomma una vera e propria sconfessione della linea Minniti. D’altronde è evidente che quest’ultimo non ha grande spazio politico nel Pd del gruppo dirigente della Schlein. Mica a caso si è dimesso da deputato.

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Ma tornando al ragionamento iniziale la situazione politica italiana è molto fluida. Va ricordato che il partito ha votato Bonaccini come segretario e che ci sono altri pezzi dei dem che tengono bordone al centrodestra su certi argomenti. Basti pensare alla posizione di Luciano Violante sulla necessità delle riforme istituzionali spinte dalla Meloni.

Ancora il centrosinistra non riesce a vedere la luce come ha ammesso da ultimo Nico Stumpo nel corso dell’ultima puntata di Perfidia, ma soprattutto non si vede all’orizzonte una alleanza politico-sociale alternativa alla destra. Anche da questa parte di campo, però, le cose non vanno come dovrebbero. Le tensioni fra gli alleati aumentano ogni giorno e crescono con l’avvicinarsi delle Europee. Chi è maggiormente in difficoltà è Forza Italia, chiamata al primo grande test elettorale dopo la morte di Berlusconi. C’è la soglia di sbarramento del 4% da superare. Ma se non dovesse andare così è chiaro che il partito è a rischio implosione. C’è poi da chiedersi fin quando durerà o fin dove si spingerà questo braccio di ferro fra Lega e Fdi, con Salvini che ogni giorno gioca a fare i dispetti ai colleghi di Governo.

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Tornando a Mao quindi la situazione per un ritorno alla politica attiva di Minniti è eccellente. Chi lo conosce bene, però, dice che lui non ha nessuna intenzione di rimettersi nell’agone politico che tante soddisfazioni gli ha regalato. È vero però che il suo successo è dovuto anche alla sua capacità di leggere gli eventi politici e in un rimescolamento di carte Minniti siamo certi che quanto meno si farà trovare nella posizione giusta.