A Reggio la presentazione dei candidati del Pd per il collegio proporzionale Sud e per gli uninominali del territorio senza nessun reggino. Questo il risultato paradossale della cerimonia voluta dal partito che si è celebrata davanti al commissario Giovanni Puccio, perché Reggio continua a non avere un segretario, e senza la presenza del ministro dell’Interno. Già perché l’unico reggino doc del Pd, il ministro dell’Interno del governo uscente Marco Minniti, è candidato nelle Marche. L’altro, Nico D’Ascola, pur candidato all’uninominale per la Camera, è da attribuire alla lista della Lorenzin e proviene da un lungo trascorso di centrodestra.

 

Gli altri big del territorio, quasi tutti presenti, costretti a fare tappezzeria e pubblico. Il sindaco Giuseppe Falcomatà, ha salutato la platea facendo gli onori di casa, ma poi si è accomodato in prima fila in platea. Accanto a lui il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto. Presenti anche i consiglieri regionali Sebi Romeo, Giuseppe Neri e Mimmetto Battaglia che pure aveva sperato fino all’ultimo di poter essere della partito. Si sono visti anche i non allineati Massimo Canale e Demetrio Naccari Carlizzi, oltre a una pletora di consiglieri comunali, metropolitani e numerosi amministratori della provincia.

 

Nessuno di loro, però, è stato giudicato idoneo ad occupare un posto in prima fila. Soltanto a Demetrio Battaglia, anche lui presente all’incontro, è stato reso l’onore delle armi dal segretario regionale Ernesto Magorno che ha salutato «il migliore di tutti noi». Battaglia ha però da tempo deciso di farsi da parte, pur essendo parlamentare uscente. Neanche i giovani componenti della direzione nazionale Marco Schirripa e Angela Marcianò sono riusciti nell’impresa di convincere i colonnelli renziani. Con la differenza che il primo è stato ugualmente presente in sala, mentre la seconda no. Come del resto le capita da moltissimi appuntamenti a questa parte.

Al tavolo che conta soltanto oriundi: Antonio Viscomi, Elisabetta Tripodi, Maria Carmela Lanzetta, Ottavio Amaro e Nico D’Ascola. Oltre al governatore Mario Oliverio che ha fatto capolino in sala con il consueto ritardo ed è andato via prima della conclusione. Non ascoltando l’intervento finale del suo vice Viscomi che è a una delle ultime apparizioni da componente della giunta. Il rimpasto dell’esecutivo incombe e potrebbe arrivare prima della conclusione della campagna elettorale. Chissà se in quell’occasione Reggio potrà avere un qualche riconoscimento.
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Per il momento si rimane a “zeru tituli” e con la forte sensazione che al momento di depositare la scheda nell’urna il Pd possa anche risentire di scelte che non sono parse sempre razionali. Le scelte fatte sia al proporzionale del Senato che ai collegi uninominali hanno provocato diversi mal di pancia. E non a caso il ventre molle del partito, quello che rumoreggiava fuori dalla sala, si è lasciato andare a previsioni secondo le quali potrebbero esserci sensibili differenze tra la percentuale che il partito raccoglierà nelle altre zone della Calabria rispetto a quelle ipotizzabili nel comprensorio reggino. Ma, in tal caso, sarà senza dubbio responsabilità dei crescenti populismi e non di un partito che sembra perdere contatto con i territorio ogni giorno di più.

 

Riccardo Tripepi