Ripartire da quel 35%. Questo secondo il deputato Nico Stumpo accadrà in Calabria nel Pd.  Il deputato è stato ospite della trasmissione “Dopo la Notizia” condotta dal nostro Pasquale Motta ed ha commentato l’esito delle primarie in Calabria che hanno rappresentato un’eccezione nel panorama italiano. Alle nostre latitudini, infatti, ha vinto Stefano Bonaccini con appunto circa il 65% dei voti. Stumpo ne ha approfittato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, come quando ha detto che il risultato di Bonaccini in Calabria in fondo non è così eccezionale se consideriamo che tutto il gotha del partito si era schierato con il governatore dell’Emilia Romagna.

«A Vibo - ricorda Stumpo - non avevamo nessuno, a Cosenza i dirigenti erano quasi tutti con Bonaccini eccetto qualcuno, a Reggio Calabria avevamo un gruppo di ragazzi. Se consideriamo tutto questo allora nemmeno in Calabria Bonaccini sembra aver sfondato. Ricordo le previsioni di qualcuno alla vigilia del voto che parlava di un risultato vicino all’80%. Non è andata così. Qui davvero non ci hanno visti arrivare».

Nella ricostruzione di Stumpo, quindi, in Calabria si è verificata una divaricazione fra l’apparato e il popolo si sarebbe detto un tempo. I dirigenti, forse troppo succubi di Roma, non si sono minimamente resi conto di quello che chiedeva l’elettorato di centrosinistra. Ma non è più tempo di epurazioni. 

«Rottamazione no, volti nuovi si», ha detto a caldo Schlein e questo concetto ripete anche Stumpo sostenendo che adesso finita la fase congressuale se ne apre una nuova, in cui il Pd deve spalancare porte e finestre; una fase alla quale possono partecipare tutti, ovviamente da posizioni differenti.

A questo punto bisogna capire come sarà composta la futura segreteria. Stumpo rispetto alla domanda, che gli abbiamo posto telefonicamente, prova a glissare. Dice che è prematuro parlare di queste cose, ma non è un mistero che per lui, già responsabile organizzativo del Pd di Bersani, è pronto un ruolo di un certo rilievo nella segreteria nazionale. Ma il problema non è la composizione del direttorio di Roma, ma capire cosa succederà in Calabria. I dirigenti hanno fatto all in sulla fiches sbagliata e ora anche qui dovrebbe avvenire l’ondata di nuovo di cui predica la Schlein.

«Oltre un milione di votanti hanno dato un segnale netto di richiesta di cambiamento - spiega Stumpo - in quel milione c’è anche il 35% calabrese. È chiaro che non si può buttare insieme il bambino e l’acqua sporca dobbiamo ora essere bravi a tenere tutti insieme e recuperare quel segnale che è arrivato anche in Calabria, aprirsi al dialogo e non chiudersi a riccio per tentare di difendersi da Roma non si sa da cosa o da chi. È arrivato il tempo di abbandonare un certo provincialismo e non disperdere i segnali contenuti in quel 35%».