«Diamo vita ad un coordinamento politico per rilanciare l'azione del Partito democratico sul territorio e per gettare le basi per il ritorno ad una gestione ordinaria dello stesso». Così Il commissario regionale del Partito Democratico della Calabria, Stefano Graziano, annuncia la costituzione di un coordinamento che, è scritto in una nota, «vedrà coinvolte tutte le anime del partito calabrese».

I nomi

Del coordinamento fanno parte Antonio Viscomi, Vincenzo Insardà, Giovanni Puccio, Gianluca Cuda, Marco Miccoli, Franco Iacucci, Giuseppe Falcomatà, Domenico Bevacqua, Carlo Guccione, Nicola Irto, Libero Notatarangelo, Luigi Tassone, Teresa Esposito, Luigi Barbera, Domenico Battaglia, Giovanni Nucera, Cosima Pacifici, Nensi Spatari, Andrea Tripodi, Sebi Romeo, Carolina Girasole, Angela Robbe, Sergio Arena, Fabio Guerriero, Raffaele Mammoliti, Maria Saladino, Luciano Di Leone, Giuseppe Giudiceandrea, Pietro Lecce, Ferdinando Nocito, Gianluca Succurro, Aldo Zagarese.

Le polemiche

Una pletora di coordinatori che ha scatenato il sarcasmo di Paolo Orfini, parlamentare dem, su Twitter: «Piccole (si fa per dire) cose che capitano il 12 agosto: il Pd della Calabria nomina il nuovo coordinamento regionale per "rilanciare il partito". 32 persone. Solo 6 donne. Più che un rilancio è un ritorno al secolo scorso».

Polemico anche il Coordinamento regionale Azione riformista: «La nomina commissariale del coordinamento regionale del Pd calabrese è un atto di grave faziosità e rottura politica. L'assenza di giovani e donne, inoltre, ci fa ritenere che siamo di fronte al varo del gabinetto del commissario e non di un coordinamento politico». È quanto si legge in una nota. «Invece che finalizzare la propria azione alla laboriosa ricostruzione della unità politica dei gruppi dirigenti del partito - proseguono - la mission commissariale si dedica prevalentemente a generare divisioni, spaccature e, persino, fomentare odio e avversione tra i dirigenti e i militanti del nostro partito. È, dunque, evidente che tale coordinamento non è affatto funzionale allo svolgimento del congresso in tempi brevi ma è sostanzialmente un artificio per accentuare il conflitto della dialettica interna e creare le condizioni per un allontanamento sine die dell'appuntamento che dovrebbe sancire il passaggio dalla gestione commissariale a quella degli organismi ordinari».
Non manca la stoccata riferita alle ultime elezioni regionali: «Le pesanti sconfitte subite, la clamorosa sconfessione e demistificazione operate con le dimissioni di Callipo, la linea del PD a trazione Zingaretti invece di pervenire ad una rigorosa autocritica accentua la cura, quasi quasi con l'obiettivo, non dichiarato, di ridurre il PD calabrese ad una scuola di ascarismo di provincia. La composizione del coordinamento regionale, aldilà delle presenze istituzionali, anch'esse scelte con lo sterzo discriminatorio, registra una presenza non pluralista ma in grandissima parte espressione della fazione degli 'ossequiosi al capo'».