In principio fu la pace. L'armistizio fino alla parvenza di stima. Persino con reciproci interessi (politici) portati quasi all'incasso. Roberto Occhiuto a “piazzare” uno dei suoi fedelissimi di zona in una giunta “selvaggia” a trazione mista, con evidente spendibilità mediatica nel campo della sinistracentro. E Flavio Stasi a blindarsi con polizza d'autore il più forte degli avversari di prospettiva, il partito del presidente di Regione in Cittadella.

Un uomo di Occhiuto nella giunta di Flavio Stasi a Corigliano-Rossano in “cambio” di una opposizione “tranquilla” fino all'individuazione di una candidatura “morbida” da opporre nelle urne di giugno.

Il “patto” fino ad un certo punto funziona, e anche alla grande.

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In giunta a Corigliano-Rossano arriva (su sollecitazione della regnanza in Cittadella) Costantino Argentino, delega al Turismo e alla Promozione del trritorio. Quindi spettacolo, grandi eventi, marketing territoriale, promozione e valorizzazione dei centri storici. Il “patto” di non belligeranza sostanziale Stasi lo regge e lo rispetta con Occhiuto, nel più classico schema trasversale che punta ad isolare anche legittimamente i rispettivi avversari interni. Succede però qualcosa ad un certo punto che lungo la marina di Schiavonea qualcuno ipotizza ma che non è spendibile allo stato come movente. Di fatto, però, tra i due il livello dei decibel si alza anche con evidenza pubblica. Insediamenti industriali osteggiati da un lato e spinti dall'altro. Accuse di ingerenza. Fino alla rottura e al “patto” in frantumi.

Da che Occhiuto avrebbe dovuto candidare una controfigura a Corigliano-Rossano, così da perdere con dignità, ecco invece il più forte dei nomi possibili in zona. Di quelli che si può perdere lo stesso (Stasi resta favorito) ma che almeno ci si prova per davvero a vincere perché non vi è altro di più potente nel circondario. Ecco, per l'occasione, Pasqualina Straface che fino all'ultimo ha provato e con ogni mezzo a sottrarsi alle urne di Corigliano-Rossano. Ora è sfida vera tra il partito della Cittadella e Flavio Stasi, che continua a godere del favore della “piazza”. Ma Pasqualina c'è, oltre e di meglio non vi era per sfidare le urne. E che Corigliano Rossano sia diventato campo di battaglia reale, possibile anche in modalità “Vietnam” per la regnanza di governo regionale, prova ne è la presenza e il verbo proprio di Occhiuto in piazza che pubblicamente non ha fatto mistero di tenere in modo particolare a questo perimetro, della serie non mi avete visto fin qui da nessuna parte ma a Corigliano-Rossano sì.

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E chissà se avranno sofferto di “gelosia” i gendarmi di centrodestra e di governo regionale che se la fanno a Vibo o a Gioia Tauro. Altri due ingombranti perimetri urbani tra i più importanti alle urne di giugno, Vibo è peraltro l'unico capoluogo di provincia che rinnova il potere. Lungo la strada che da Vibo porta a Gioia fin qui il presidente e governatore non si è visto né si intravede all'orizzonte. Si prevedono urne complesse e combattute con il gioco algebrico dei favori del pronostico che di certo non pendono dalla parte del centrodestra di governo regionale.

Niente rispetto “all'Intifada” di Montalto Uffugo. L'affaccio a nord dell'area urbana di Cosenza non contemplato nel disegno di città unica e quindi persino più appetibile. L'atrio industriale, residenziale e agricolo (oltre 20mila abitanti) che vanta una carta in più rispetto al circondario. I commissari antimafia della vicinissima e confinante Rende hanno revocato il Psc, colate di cemento e di bonifici già pronti così da trasformare chilometri di inutile terra in oro. Il tutto, prevedibilmente, ora si sposterà proprio su Montalto in termini di interessi e si sa che la politica, per solito, non è sorda quando suonano gli euro.

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Qui addirittura la regnanza di governo regionale si sdoppia del tutto. Non vi sono altri avversari che costole del centrodestra stesso. Da un lato prevale la trazione di Fdi, con Orsomarso e Luciana De Francesco che non fanno mistero di fare il tifo per Mauro D'Acri. Dall'altro il cerchio non proprio ristretto dell'asse persino inedito Gallo-Occhiuto. Del primo Biagio Faragalli (sfidante di Mauro D'Acri) è consolidato esponente di struttura consiliare. Il secondo invece, il presidente di Regione, schiera in partita le prime linee a partire dal fidel Pierluigi Caputo e a scalare fino a Gigi Catanzaro. Solo un “ritardo” in scaletta ha impedito l'altra sera a Roberto Occhiuto d'essere presente a fianco di Faragalli alla kermesse inaugurale. Per l'occasione il candidato ha fatto ristampare i manifesti aggiungendo e pompandone la presenza. Occhiuto, però, ha fatto “tardi” e non si è visto.

Ma tant'è. Qui, a Montalto, il centrodestra di governo regionale può solo vincere. Non ci sono avversari. Oppure può solo perdere, dipende dai punti di vista.