Sandro Principe ha governato dagli anni ‘80 perseguendo un disegno specifico che ha reso il comune d’oltre Campagnano uno dei più dinamici della Calabria: dalla ristrutturazione delle chiese nel centro storico alla realizzazione del primo centro commerciale del Cosentino
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Sandro Principe, con le sue politiche riformiste, è stato il vero protagonista della definitiva esplosione di Rende come uno dei centri urbani più vitali della Calabria.
Il vero grande merito di Principe sindaco si può riporre certamente nelle politiche urbanistiche che ha sviluppato negli anni della sua sindacatura e di quella dei riformisti a partire dagli anni ‘80 in poi. Vere e proprie visioni di una città moderna che ogni anno venivano illustrate alla città nel corso delle molto partecipate convention riformiste dal titolo “Le mille luci di Rende” che si tenevano al cinema Garden.
Qui maturarono politiche innovative che hanno fatto scuola, come la realizzazione del Villaggio Europa, il quartiere di alloggi popolari che è stato realizzato non alla periferia della città, ma al centro, con servizi innovativi che ne hanno fatto un modello.
Il problema urbanistico principale era quello di trasformare Rende, attraversata dalla Ss 19 e dalla Ss 19 bis, da città di passaggio a centro abitato e residenziale. L’ispirazione di fondo era quella dei distretti di Vienna e il loro ordine urbanistico. Questo anche grazie alle intuizioni di Cecchino Principe maniacalmente attento agli spazi verdi della città, tanto da imporre ai costruttori come oneri urbanistici la realizzazione di giardini attorno ad ogni palazzo.
Ma per realizzare il progetto c’era bisogno di cesure urbanistiche che i riformisti hanno saputo interpretare anche qui con scelte d’avanguardia. La prima è stata quella di realizzare il primo centro commerciale del Cosentino, costruito proprio sulla Ss 19, in pieno centro abitato e non in zone periferiche come nel resto d’Italia.
Dall’altro lato la visione si concretizzò nella costruzione del nuovo e moderno municipio, realizzato accanto alla maestosa chiesa di San Carlo Borromeo. Proprio nell’occasione dell’inaugurazione della Cattedrale rendese, Principe fu oggetto di un attentato alla sua vita da parte di uno squinternato che gli sparò in faccia; attentato di cui ancora oggi paga le conseguenze fisiche.
Ma i riformisti rendesi provarono anche a sfruttare al massimo la presenza di un motore economico come l’Università della Calabria. Non solo dal punto di vista culturale, realizzando biblioteche e musei di arte contemporanea, ma anche sotto il profilo strettamente economico, mettendo in piedi una delle aree industriale più dinamiche della regione e pronta ad accogliere start up e imprese partorite e pensate sulle colline di Arcavacata. Per ospitare l’Unical i riformisti sfidarono il consenso, espropriando circa 300 ettari di terreno. La mossa però ha ripagato e la presenza dei tanti studenti dell’ateneo ha creato ulteriore sviluppo e dinamismo alla città.
Nello slancio verso la modernità non si è dimenticato il centro storico con la ristrutturazione delle bellissime chiese e delle preziose opere d’arte sacra in esse contenute. Certo in questo processo Rende è stata aiutata molto dal blocco edilizio che per anni si è presentato su Cosenza. Il fermo per anni del piano regolatore della città dei Bruzi e le barriere fisiche rappresentate dai sette colli, hanno quasi imposto a Cosenza la fuga urbanistica verso Nord. I riformisti rendesi hanno sfruttato questa occasione con una esplosione di edilizia privata non sempre di grande qualità, ma urbanisticamente molto ordinata.
Ora che le due città si abbracceranno i riformisti sono chiamati, al di là di come finirà il referendum, a contribuire nel disegno della nuova Cosenza, a partire dalla delicata questione dei trasporti. Un disegno su cui Principe dice di aver sempre lavorato, soprattutto negli anni ‘90 quando sindaco a Cosenza era Giacomo Mancini. I due giganti del socialismo calabresi avevano messo in comune diverse progettazioni dal Pisu ai Pit alla realizzazione dei due viale Parco. Progetti che nel tempo sono stati un po’ abbandonati. Basti pensare al tramonto definitivo della metropolitana leggera ora definanziata e all’inerzia della Regione nel mettere a gara il Tpl nel bacino Cosenza-Rende. Punti dai quali ora si deve necessariamente ripartire per costruire la città del futuro.