ROMA - In Calabria si discute di primarie e candidati. Di firme  e consensi. Ma intanto da Roma trapelano indiscrezioni che sembrano quasi una sentenza sulla data del prossimo voto regionale. A fornirle Angelino Alfano al primo ministro nel corso di un colloquio nei cui argormenti sarebbe rientrata anche la situazione caotica alla punta dello stivale.

“Qualsiasi cosa inventino, giù in Calabria, il sette Novembre si vota. Al massimo può slittare al sedici, ma non si va oltre”. Parole che sembrano già un verdetto. D’altronde la condanna e le dimissioni di Scopelliti sono ormai vecchie di qualche mese. E in Calabria, a differenza di quanto avvenuto in Piemonte con Cota o in Abruzzo, ancora sembra di essere al punto di partenza. Alfano sarebbe stanco del tira e molla di chi vorrebbe trascinare la legislatura alla scadenza naturale del mandato. Da qui la rivelazione a Renzi delle sue reali intenzioni. Né l’impugnativa della legge elettorale regionale da parte del governo dinanzi ai giudici della Corte Costituzionale può rappresentare l’alibi per rinviare le consultazioni. Si voterebbe con questa norma se  i tempi si dilatassero e gli eletti sarebbero pienamente legittimati nelle proprie funzioni, come accaduto a centinaia di Parlamentari con il Porcellum.