Agile e veloce. Sono queste le parole che meglio descrivono l’andamento del Consiglio regionale che nel giro di poco meno di un’ora licenzia i primi quattro punti di natura economico contabile. Tra i banchi della giunta le nuove proposte rosa dell’esecutivo Occhiuto, con la leghista Caterina Capponi e l’ex viceprefetto Maria Stefania Caracciolo, salutate calorosamente dall’aula.

Tra gli otto punti in discussione, oltre al rendiconto 2023 di Arpacal, e quello riferito al 2020 e al 2021 di Azienda Calabria Verde, l’aula ha approvato il rendiconto dell’esercizio finanziario 2023 di Palazzo Campanella che presenta un risultato di amministrazione al 31 dicembre 2023 pari a 39,6 milioni di euro.

Su Arpacal il dem Raffaele Mammoliti fa rilevare, nell’esprimere parere favorevole, «il grande volume dei residui passivi aumentati dall’inizio dell’anno che significa che c’è una insufficienza sulla capacità di spesa». Per lui, serve approfondire e capire il perché. Lo stesso vale per Calabria Verde, di cui Mammoliti non intende mettere in discussione il risanamento, ma per capirne l’entità vera «c’è bisogno di approvare i rendiconti 2022 e 2023».

Ferdinando Laghi (De Magistris Presidente) intervenendo esclusivamente su Arpacal annuncia il voto favorevole, non prima di aver sottolineato il ruolo fondamentale per la salvaguardia dell'ambiente e, conseguentemente, della salute. Per questo auspica, vista l'importanza strategica dell’Agenzia, l’autonomia della stessa che non dovrebbe essere soggetta al controllo regionale. Salutata favorevolmente l’azione del prof. Iannone, Laghi ha chiesto di affrontare seriamente il problema della carenza di personale.

È stato il leghista Pietro Raso ad illustrare la modifica del Piano regionale di gestione dei rifiuti con l’integrazione a quello già approvato del criterio localizzativo “fattore pressione discariche”. Una proposta che ha trovato la ferma opposizione del Partito democratico espressa dalla viva voce di Giovanni Muraca che ha presentato alcuni emendamenti, perché «va bene irrigidire i criteri localizzativi, ma non è sufficiente. Anche perché riteniamo sia un errore l’individuazione di uguali criteri sia per i rifiuti solidi urbani, che per i rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi». Perplessità sono poi state espresse in ordine al sistema delle deroghe previste dalle modifiche contenute nel provvedimento. «Sembra che, in questo modo – ha chiosato Muraca - si voglia costruire una strada ad hoc per la bonifica di Crotone». Dubbi comunque rispediti al mittente visto che sono stati bocciati tutti gli emendamenti presentati.

In dichiarazione di voto il capogruppo cinquestelle Davide Tavernise ha continuato a esprimere i dubbi espressi dai colleghi dem, domandandosi come sia possibile che per smaltire i rifiuti tossici di Crotone, l’unica discarica disponibile è proprio quella di Crotone. In tal senso anche Amalia Bruni ha chiesto maggiore attenzioni per i cittadini che vanno salvaguardati dal Sin.

Dal canto suo Raso ha chiarito che rispetto al precedente “fattore pressione” elaborato da un governo di centrosinistra si è agito in maniera più restrittiva, rispondendo alle critiche con una domanda: «Si preferisce avere delle aree non controllate o avere delle discariche controllate e sicure, anche se sono sullo stesso territorio?»

Al dibattito partecipano anche Ernesto Alecci - che ha chiarito come il problema non è solo di Crotone che comunque in questi anni ha continuato a ricevere rifiuti tossici da tutta Italia – e il pentastellato Afflitto che in un accorato appello ha sottolineato le condizioni di vita che hanno segnato e continuano a segnare la vita dei crotonesi, con strade interpoderali costruite anche con scarti di rifiuti tossici e interi immobili che affondano le loro fondamenta in terreni inquinati. Situazioni che hanno fatto di Crotone la città con il più alto indice di malattie tumorali e non solo della Calabria.

Occhiuto da parte sua ha difeso il provvedimento, soprattutto per quello che è successo in Calabria e a Crotone negli ultimi trent’anni: «Con questo provvedimento noi stiamo impedendo che Crotone continui ad essere la discarica dei rifiuti speciali pericolosi d'Italia. Per intenderci questo stesso criterio ma formulando in maniera diversa era comunque previsto anche nel 2016. Ma in quel piano per esempio si potevano fare altri dieci milioni di metri cubi di rifiuti. Se oggi non avessimo prodotto questo piano con queste modifiche nel territorio di Crotone, per quello che ha fatto il centrosinistra quando ha governato la Regione, ci sarebbero stati nel territorio altri dieci milioni di metri cubi di rifiuti, invece con questo piano non si propone alcuna discarica ulteriore».