Quando si dice “iniziare col piede sbagliato”. A rischiare un clamoroso scivolone è il congresso regionale del Pd calabrese, fissato per il 16 dicembre prossimo dopo che il 31 ottobre scorso la direzione regionale del partito ha ratificato il lavoro preparatorio della commissione guidata da Giovanni Puccio, a cui è toccato varare il regolamento del congresso.
A sollevare precise obiezioni di trasparenza e legittimità sulla procedura seguita è un ricorso arrivato in queste ore sul tavolo della commissione nazionale di garanzia per i congressi regionali, presieduta da Roberto Montanari, e al responsabile nazionale dell’organizzazione del Pd, Gianni Dal Moro. Nomi che dicono poco al grande pubblico, ma molto a militanti e iscritti di lungo corso, perché coincidono con gli organismi che vigilano sul rispetto delle procedure, facendo scorre un brivido lunga la schiena di chi è costretto a spiegare o giustificarsi in occasione di controversie sulla conduzione formale del partito.
Per intenderci, in un film americano sarebbero quelli degli “affari interni” che indagano sui colleghi. Alla fine sono sempre i vertici che decidono, ma loro sono quelli che hanno il compito di ficcare il naso.

 

Il contenuto dell'esposto

Nell’esposto inviato oggi a Roma si evidenziano diverse anomalie che deriverebbero dall’elusione delle norme statutarie, pregiudicando la regolarità del congresso.
In particolare, vengono informati gli organismi di garanzia che «nella Direzione regionale del 31 ottobre 2018 non è stata raggiunta “la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto” necessaria per approvare il Regolamento regionale per il congresso, richiesta dall’articolo 3 del “Regolamento Quadro per l’elezione dei segretari delle assemblee regionali, dei segretari e delle assemblee provinciali e dei segretari di circolo”, approvato dalla Direzione nazionale in via telematica il 14, 15 e 16 settembre 2018».

 

Non solo. Lo stesso regolamento, poi successivamente approvato dalla direzione regionale, sarebbe stato a sua volta redatto e varato dalla Commissione guidata da Puccio contraddicendo le norme statutarie: «La predetta Commissione per il Congresso ha formalmente approvato il regolamento per il congresso regionale in data 9 ottobre 2018 con il voto positivo di 3 componenti contro 2, per un totale di 5 presenti su 18 facenti parte della Commissione stessa. Pertanto, in difetto della maggioranza assoluta per poter correttamente deliberare».

 

Un effetto a cascata che fa derivare il difetto di legittimità già nella regolare conduzione della stessa Assemblea regionale del partito, il maggiore organo deliberativo del partito: «I nomi dei componenti dell’Assemblea Regionale calabrese non risultano essere pubblici, essendo stata oscurata l’apposita sezione sul sito web www.pdcalabria.net in concomitanza con l’ultima riunione dell’Assemblea stessa datata 26 marzo 2018. In quell’occasione l’Assemblea regionale ha proposto alla Direzione regionale i componenti della Commissione per il congresso senza che fosse presente il numero legale ai fini deliberativi».
A questo si aggiunge un generale deficit di trasparenza che nel ricorso viene denunciato come principale causa di tutti i mali del Pd calabrese.

 

Insomma, ce n’è abbastanza per impensierire la segreteria nazionale, che considera come una iattura eventuali risvolti giudiziari di esposti di questo tipo, a causa della debolezza finanziaria del Partito democratico, che nelle condizioni attuali non può permettersi di affrontare spese processuali. C’è da scommettere, dunque, che il ricorso verrà analizzato al microscopio per valutare la fondatezza delle questioni sollevate e intervenire prima che la situazione finisca in tribunale, magari azzerando il cammino sin qui fatto e chiedendo al Pd calabrese di ricominciare d’accapo il percorso di avvicinamento al congresso regionale.

 

Enrico De Girolamo