I comuni dell’Ato rifiuti versavano nella tesoreria di Palazzo dei Bruzi le quote per il pagamento dei servizi di trattamento e smaltimento della spazzatura. Una partita di giro imposta dalla burocrazia. Quelle somme dovevano essere liquidate in pochi giorni ai gestori degli impianti per il saldo delle fatture. Invece venivano impiegate per i motivi più svariati.

Un salvadanaio per tutte le stagioni

Quel fondo, in sostanza, per lungo tempo ha costituito una sorta di carosello al quale attingere per fronteggiare altre spese. Una specie di prestito senza interessi. Anzi, un’anticipazione di contante. Nel frattempo i pagamenti dovuti venivano posticipati in attesa di rimpinguare la cassa. Preleva oggi, preleva domani, quando è intervenuta la dichiarazione di dissesto, all’appello mancava circa un milione e 400mila euro, tutt’ora non ancora liquidato a Calabra Maceri ed alle altre aziende della filiera rifiuti.

La punta dell'iceberg

Ma questo buco era solo la punta dell’iceberg. I fondi vincolati scomparsi, perché impropriamente utilizzati, ammontano a circa dieci milioni. Lo hanno rivelato i componenti dell’organismo straordinario di liquidazione, auditi dalla Commissione controllo e garanzia. L’organismo consiliare ha ripreso le attività dopo l’insediamento alla presidenza di Enrico Morcavallo al posto del dimissionario Giovanni Cipparrone.

Pochi spiccioli in cassa

La triade di commissari, guidata dal Prefetto Francescopaolo Di Menna e composta anche da Francesco Giordano e Rosario Fusaro, ha delineato il quadro attuale: dei 12 milioni incassati dal Comune di Cosenza da altri Enti o per traferimenti statali, soprattutto in qualità di capofila di progetti legati al welfare, ne sono disponibili soltanto due e mezzo. In buona parte saranno impiegati per chiudere la partita dell’Ato rifiuti. L'erogazione di queste partite non sarà soggetta a transazione: i creditori saranno soddisfatti al 100 per cento. Ma per ricostituire il fondo ci vorrà tempo.

Massa passiva, prorogati i termini

Per dovere di cronaca, bisogna ricordare che la legge consente l'utilizzo di entrate a specifica destinazione, seguendo canoni rigidi e, naturalmente, con l’obbligo di rimpinguare le somme. Obbligo non rispettato. Intanto la terna prefettizia ha prolungato di ulteriori trenta giorni il termine per la presentazione delle istanze di ammissione alla massa passiva. Ad oggi sono pervenute 2.021 istanze dai creditori, ma questa fase non è ancora ritenuta esaurita. Per questo la scadenza è stata prorogata al 9 agosto prossimo.