VIDEO | Il sindaco uscente della città tirrenica ha voluto congedarsi dalle cariche istituzionali con un breve discorso alla folla: «Ho pensato solo a servire i miei cittadini e il mio paese, senza aggirare gli ostacoli»
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Quando Ernesto Magorno si affaccia alle 18.49 dal balconcino al primo piano di uno stabile di piazza XI febbraio a Diamante, la tensione si taglia con un coltello. Sotto, amici, conoscenti, estimatori e non, hanno gli occhi lucidi. Perché è chiaro a tutti che oggi, per il Tirreno cosentino, si chiude un'epoca. Il sindaco di Diamante, ex deputato, ex senatore, ex segretario regionale del Pd renziano, ex segretario del Copasir, e tante altre cose, qui, nel bene e nel male, ha fatto la storia politica degli ultimi quarant'anni. Era il 1987 quando il giovane avvocato mise piede per la prima volta nel consiglio comunale del paese che gli ha dato i natali. E stasera, da quel balconcino, il tre volte sindaco della città dei murales ha detto addio a coloro che l'hanno sostenuto anche nei momenti difficili, a coloro che gli hanno rinnovato la fiducia incondizionatamente, ha detto addio alla sua lunga carriera, fatta di bassi e tanti alti. E lo ha fatto, destino beffardo, a pochi giorni da un altro, commovente e doloroso addio, quello alla madre, Marianna Presta, anche lei colonna storica del territorio, fervida combattente a tutela delle fasce più deboli e dirigente politica del Psi in epoche in cui la società relegava le donne al ruolo di madri e regine del focolare.
Il congedo
Quando guadagna il balconcino, la folla che lo attende giù lo accoglie con un applauso. «Cari amici, cari concittadini - esordisce con la voce tremante, tradendo emozione - È il mio congedo dalla mia gente, da uomo delle istituzioni, dalla mia amata Diamante». Ma passano ancora pochi secondi e ritorna il Magorno di sempre, grintoso e diretto. «Nella mia vita ho avuto solo due tessere, quella del partito a cui ho appartenuto e la tessera dell'azione cattolica, per il resto ho pensato solo a servire i miei cittadini e il mio paese, senza aggirare gli ostacoli». Poi fa una rivelazione. «Nel 2007, quando fui eletto sindaco per la prima volta, mi proposero subito di entrare in massoneria. Io non ho nulla contro la massoneria, sia chiaro, ma dissi di no. Perché essere trasparente nei confronti del suo elettorato è stata sempre la sua priorità. «In questi anni, alcuni giornalacci e anche alcuni balordi del mio stesso paese hanno lanciato strali contro di me. Hanno fatto il possibile per distruggermi, ma io e la mia famiglia siamo persone oneste. Non siamo intoccabili perché siamo potenti, ma perché siamo persone perbene».
Ed ancora: «Mentre in questi anni il procuratore Nicola Gratteri ha girato la Calabria per scovare mafiosi e delinquenti, qui, a Diamante, è venuto solo per accettare la cittadinanza onoraria». Scroscio di applausi. Poi sciorina risultati, traguardi e successi raggiunti dalla sua amministrazione. Uno su tutti, il commissariato di Polizia che nascerà a breve. «Abbiamo creato il modello Diamante - dice, menzionando i suoi collaboratori - e questa è la mia eredità». Poi rivolge un pensiero al papà scomparso. «Il terreno su cui è costruito il campo sportivo lo donò lui negli anni '70 e lo rivendico. Prima del 9 giugno (quando sarà eletto un nuovo sindaco, ndr) gli intitolerò il viale di casa mia». Riserva parole di stima anche per sua madre, a cui va il suo grazie, e rivendica anche il fatto di aver fatto leva sempre e solo sulle sue forze: «Se io e le mie sorelle siamo diventati grandi, importanti, è grazie alla nostra storia famigliare. Non abbiamo mai chiesto niente a nessuno».
Il modello Diamante
Il modello Diamante esiste ed è sotto gli occhi di tutti. Pochi chilometri quadrati di terra, sospesi tra cielo e mare, sono diventati meta turistica di prim'ordine e il merito è anche di una campagna di promozione territoriale invidiabile e della Bandiera blu, il prestigioso vessillo che porta la sua firma. Il modello Diamante escogitato da Magorno ha funzionato soprattutto per quella sua virtù, rara, quasi unica, di instaurare un dialogo anche con i suoi avversari politici. Da Diamante, dal profondo e sgangherato sud, sono passati, per dire, il leghista Matteo Salvini o la berlusconiana Anna Maria Bernini.
La fine di un'era
Dopo venti minuti scarsi di monologo, Ernesto Magorno si congeda davvero, "evviva Diamante e i diamantesi", poi scende ad abbracciare i suoi sostenitori, che gli vanno incontro e lo bloccano nel vialetto appena prima di guadagnare l'ingresso che dà sulla piazza. Stavolta gli abbracci e i sorrisi sono ancora più commossi. È l'addio di un uomo, prima che un politico, che ha ricevuto tanto ma che ha pagato anche un prezzo altissimo, attraversato giorni bui e preso decisioni difficili e sofferte. E ora, forse un po' stanco e provato, ha deciso di ritirarsi a vita privata. L'era politica di Ernesto Magorno finisce qui.