Rinnovata la giunta ed eletto il nuovo presidente del Consiglio regionale, per il centrosinistra non esistono più scuse.
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Occorre recuperare il tempo perduto, quando è già passato quasi un anno di legislatura. La programmazione comunitaria, il piano per i rifiuti, l’emergenza sanitaria e quella occupazionale non possono più aspettare. E bene ha fatto il neo presidente Irto a ricordare, appena insediato, i disagi degli ultimi, dei malati, delle famiglie più povere e dei giovani che troppo spesso sono costretti ad abbandonare la Calabria.
Il compito è assai arduo, ma con la direzione di Guerini e Lotti e le sponde calabresi di Marco Minniti e Demetrio Battaglia, Oliverio e il centrosinistra sono riusciti a guadagnarsi un nuovo inizio. Il voto favorevole sul nuovo presidente del Consiglio, ampio e sufficiente ad arrivare al risultato finale già al primo scrutinio, può costituire un buon punto di partenza.
Il dissenso dei vari Guccione, Greco, Sculco è rientrato, seppur non eliminato del tutto come dimostrato dalle dichiarazioni fatte in Aula. Inoltre le decisioni di adeguarsi alla linea da parte di Giovanni Nucera di Sel e del presidente uscente Antonio Scalzo fanno capire che le diplomazie hanno lavorato bene per mettere Oliverio nelle condizioni di poter dare slancio al suo governo. Puntando, ovviamente, sulla giunta di tecnici che si è scelto e che, stando alle sue parole, dovrebbe garantire un salto di qualità all’amministrazione regionale e, al contempo, un recupero di credibilità in una fase in cui l’antipolitica è montante.
I big renziani calabresi hanno poi servito al governatore anche un rinnovato patto con il Nuovo centrodestra. Anche in questo caso Marco Minniti ha avuto una parte importante nel riannodare i fili del dialogo con il senatore Tonino Gentile che nelle scorse settimane aveva alzato, e di molto, il livello dello scontro con il governatore criticando tutto il criticabile: dalle scelte operate sulla giunta, passando per le dimissioni di Scalzo e finendo con la gestione del personale della Regione.
Alla fine, invece, il patto è stato nuovamente sottoscritto. Del resto al Pd calabrese qualche voto in più in Consiglio fa più che bene, specie se dovessero materializzarsi nuovamente dissidenti e franchi tiratori, e al Senato il governo Renzi è sempre traballante e l’apporto degli alfaniani sempre prezioso. Dal canto suo Ncd ha ottenuto una nuova marginalizzazione delle opposizioni in Consiglio regionale, blindato la vicepresidenza di Pino Gentile e magari ipotecato, o quasi, un posto da sottosegretario per il fratello Tonino nel caso in cui Renzi dovesse davvero dare vita ad un rimpasto del suo governo.
Non stupisce, dunque, che il segretario regionale Ernesto Magorno abbia deciso di posticipare l’assemblea regionale del partito che era prevista per oggi. L’appuntamento, in realtà, era stato convocato per due volte prima della riunione del Consiglio. All’epoca un dibattito per trovare la quadra sul nome avrebbe anche avuto un senso. Ad elezione avvenuta, invece, la riunione sarebbe stata svuotata di parecchi contenuti.
Stavolta, dunque, la decisione di Magorno appare più ragionevole che in altre situazione. L’appuntamento, a questo punto, dovrà essere riconvocato quando ci saranno idee più chiare per la gestione del partito. Anche su questo punto, infatti, Roma pretende un rinnovamento e un maggiore coinvolgimento di tutte le correnti. Dovranno essere preparati i congressi provinciali di Vibo, Reggio e Catanzaro, rinnovato il tesseramento e completata la segreteria. In questo contesto si dovrà aprire il dibattito per capire quali saranno le istanze delle correnti minoritarie e come poterle accogliere e come recuperare i rapporti con le altre forze del centrosinistra presenti in Consiglio regionale, per evitare che Oliverio possa perdere pezzi di maggioranza nel prossimo futuro.
Riccardo Tripepi