Un saluto inviato a un gruppo di amici imbarazza Alfio Baffa, che da Corigliano Rossano corre per la Lega alle elezioni del 26 gennaio. «Che ho fatto di male?»
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Magari non diventerà consigliere regionale della Calabria, o forse sì, ma comunque vada i suoi 15 minuti di celebrità, come vaticinava Andy Warhol, se li è presi tutti. Alfio Baffa, giovane candidato della Lega («l’unico della fascia jonica», ci tiene a precisare), è finito suo malgrado sui cellullari di mezza Calabria per un video che lo riprende in una vasca idromassaggio, con un sigaro cubano tra le dita e un bicchiere (di carta) in mano mentre saluta gli amici dopo aver assistito, a Roma, a un comizio di Salvini.
«Che ho fatto di male? – dice - era un saluto diretto ad un gruppo di amici su whatsapp». Amico non tanto, però, chi ha pensato bene di diffondere il video per metterlo alla berlina con tanto di scritta stile meme: “Il nipote di Cetto La Qualunque candidato nella Lega”.
«Uno stron…», reagisce Baffa. E non capisci se si riferisce a chi ha divulgato la breve clip, ripresa anche dalla stampa nazionale, o se allude a se stesso, che ha avuto la malaugurata idea di immortalarsi nella vasca dell’hotel romano dove alloggiava e affidare quella manciata di pixel al web.
Eppure l’esperienza non gli manca, visto che è stato consigliere comunale di maggioranza nell’ex Comune di Corigliano Calabro dal 2013 al 2018, quando a guidare l’amministrazione c’era il sindaco Giuseppe Geraci. Al giro successivo, dopo la fusione di Corigliano con Rossano, ha preferito farsi da parte: «Ho fatto candidare con la Lega mio padre e la mia compagna, Gabriela Bothar – rivendica con l’orgoglio del politico acchiappa consensi -. Sono molto popolare nella mia città. Il mio papà è stato eletto e ora è consigliere d’opposizione, mentre Gabriela è stata la seconda più votata in lista». So’ soddisfazioni.
Dello sputtanamento social ne avrebbe fatto a volentieri a meno, tanto più che il gruppo whatsapp a cui ha mandato il saluto video ha un nome ambiguo: “Revenge porn”, come l’odioso reato della diffusione non consensuale da parte degli ex partner di filmati privati. «L’amministratore del gruppo - si affretta a spiegare - chiamò così la chat perché in quel periodo era un termine d’attualità, visto che era in discussione in Parlamento la normativa per contrastare questo fenomeno». Scelta decisamente infelice, soprattutto se tra i membri del gruppo c’è un candidato al Consiglio regionale. Insomma, una specie di contrappasso, visto che è proprio un suo video privato a metterlo ora in imbarazzo.
Dal clamore suscitato non sa cosa aspettarsi e resta sulle sue: «Non so se sarò danneggiato o meno da questa cosa, lo capiremo il 27 gennaio, il giorno dopo le elezioni».
Intanto, non gli resta che subire (o godersi) questa improvvisa celebrità.