VIDEO | Tra gli antifascisti della cittadina reggina vi sono due tesserati che negli anni Settanta militavano nella destra. Per il fiduciario Mammola «nulla di grave», ma le polemiche potrebbero destabilizzare ancora di più il sodalizio tuttora commissariato
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Le tessere sono 2, in entrambe campeggia il vecchio simbolo del Movimento sociale italiano e, sotto il nome dei nuovi iscritti, la data 23 settembre 1971. Un doppio documento storico che a Polistena infiamma un caso, perché la biografia dei due ex missini è di quella pesante vista l’evoluzione nell’oggi del loro percorso politico. Salvatore Tripodi e Domenico Lazzaro, infatti, hanno cambiato bandiera – non da oggi - iscrivendosi all’Anpi, associazione nazionale partigiani, organizzazione che in città gestisce un bene confiscato ed è oggi affidata ad un fiduciario, Francesco Mammola, visto il commissariamento della struttura provinciale che Roma ha deciso.
«Non ne so niente – dichiara al telefono Mammola – ma mi sembra proprio strano che Tripodi, storica figura del movimento comunista locale, abbia avuto la tessera del Msi». La notizia è vera, le vecchie tessere esistono sul serio anche se Mammola si dice colto di sorpresa e invita il cronista a verificare meglio. «In ogni caso – prosegue il fiduciario – non ci sarebbe nulla di grave, perché quello era un partito di destra, sì, ma non era fascista e loro non erano schierati con il fascismo». Fascisti no, ma quando facciamo notare che il partito che fu di Giorgio Almirante era considerato “post fascista”, anche Mammola ammette: «Sì, post fascista ma loro non si sono mai schierati con il fascismo».
La questione sembra locale, nel paese amministrato dal Pci e dove l’Anpi è stata riformata con una evidente impronta data dai sostenitori degli amministratori, ma ha un riverbero che incrocia la bufera in cui l’associazione nazionale è finita, dopo che il suo presidente, Gianfranco Pagliarulo, avrebbe espresso delle posizioni considerate filo russe. «Il presidente è vittima di strumentalizzazione – prosegue Mammola – si muove nel rispetto della Costituzione che ripudia la guerra: siamo contro l’invio di armi e contro qualsiasi tipo di guerra».
Una difesa a spada tratta, anche rispetto agli attacchi che il presidente sta subendo sul fronte interno perché fra quelli che lo hanno criticato vi è anche Paolo Flores D’Arcais che ha parlato di mutazione antropologica nell’Anpi. «Sono attacchi giornalistici – rintuzza Mammola – la mutazione genetica è fuori dall’Anpi caso mai». Nessuna mutazione a livello locale, secondo il fiduciario, neanche dopo una rifondazione della sezione all’insegna delle polemiche che, certamente, in vista del 25 aprile verranno rianimate. «Come Anpi – conclude Mammola – parteciperemo su invito del Pci alla deposizione della corona al monumento».