Le tessere sono 2, in entrambe campeggia il vecchio simbolo del Movimento sociale italiano e, sotto il nome dei nuovi iscritti, la data 23 settembre 1971. Un doppio documento storico che a Polistena infiamma un caso, perché la biografia dei due ex missini è di quella pesante vista l’evoluzione nell’oggi del loro percorso politico. Salvatore Tripodi e Domenico Lazzaro, infatti, hanno cambiato bandiera – non da oggi - iscrivendosi all’Anpi, associazione nazionale partigiani, organizzazione che in città gestisce un bene confiscato ed è oggi affidata ad un fiduciario, Francesco Mammola, visto il commissariamento della struttura provinciale che Roma ha deciso.

«Non ne so niente – dichiara al telefono Mammola – ma mi sembra proprio strano che Tripodi, storica figura del movimento comunista locale, abbia avuto la tessera del Msi». La notizia è vera, le vecchie tessere esistono sul serio anche se Mammola si dice colto di sorpresa e invita il cronista a verificare meglio. «In ogni caso – prosegue il fiduciario – non ci sarebbe nulla di grave, perché quello era un partito di destra, sì, ma non era fascista e loro non erano schierati con il fascismo». Fascisti no, ma quando facciamo notare che il partito che fu di Giorgio Almirante era considerato “post fascista”, anche Mammola ammette: «Sì, post fascista ma loro non si sono mai schierati con il fascismo».

La questione sembra locale, nel paese amministrato dal Pci e dove l’Anpi è stata riformata con una evidente impronta data dai sostenitori degli amministratori, ma ha un riverbero che incrocia la bufera in cui l’associazione nazionale è finita, dopo che il suo presidente, Gianfranco Pagliarulo, avrebbe espresso delle posizioni considerate filo russe. «Il presidente è vittima di strumentalizzazione – prosegue Mammola – si muove nel rispetto della Costituzione che ripudia la guerra: siamo contro l’invio di armi e contro qualsiasi tipo di guerra».

Una difesa a spada tratta, anche rispetto agli attacchi che il presidente sta subendo sul fronte interno perché fra quelli che lo hanno criticato vi è anche Paolo Flores D’Arcais che ha parlato di mutazione antropologica nell’Anpi. «Sono attacchi giornalistici – rintuzza Mammola – la mutazione genetica è fuori dall’Anpi caso mai». Nessuna mutazione a livello locale, secondo il fiduciario, neanche dopo una rifondazione della sezione all’insegna delle polemiche che, certamente, in vista del 25 aprile verranno rianimate. «Come Anpi – conclude Mammola – parteciperemo su invito del Pci alla deposizione della corona al monumento».