A mio parere, ed al netto delle tante cose dette (anche a sproposito) in questi giorni, la nuova legge elettorale definita, in omaggio al provinciale vezzo del latinorum di questi anni Italicum, presenta soprattutto due difetti di fondo che, nonostante alcuni notevoli miglioramenti rispetto alla sua prima versione, ne mettono in dubbio la costituzionalità di alcune sue parti.
Quando parlo di costituzionalità mi riferisco ai rilievi già avanzati dalla Consulta nella sua sentenza del 4 dicembre 2013 con la quale è stato abrogato il famigerato porcellum.
Vediamo intanto i miglioramenti che, onestamente, vanno riconosciuti. Il cosiddetto Italicum è un sistema proporzionale che assegna un premio di maggioranza alla lista che prende più voti, purché sia superata la soglia del 40%. Se questa soglia non viene raggiunta da nessuna lista si va in ballottaggio tra le due più votate. Alla ripartizione dei seggi partecipano tutte le liste che superano la soglia minima del 3 %. Le circoscrizioni elettorali saranno 100 ed eleggeranno ciascuna dai 6 ai 7 deputati. L'elettore potrà scegliere tra i candidati con le preferenze (ne sono previste due, purché la seconda sia di genere diverso dalla prima) tranne il capolista, che invece è bloccato, nel senso che, fermo restando il raggiungimento dei quorum previsti, viene comunque eletto.
Nella versione precedente, invece, la soglia per ottenere il premio di maggioranza era stata fissata prima al 35% e poi al 37%, davvero troppo esigua per assegnare la maggioranza assoluta dei seggi ed evitare l'eventuale ballottaggio. Era poi stato concepito tutto un complesso di soglie di sbarramento (8% per chi si candidava fuori dalle coalizione e 4 % per chi, invece, si candidava all'interno di esse) che, se applicate, avrebbero finito per escludere forze politiche che raccoglievano oltre 3 milioni di voti. Le liste, da presentare in 135-140 circoscrizioni, sarebbero state tutte bloccate, come nel porcellum, con la sola differenza di essere molto più piccole o "corte" per rendere visibili i nomi dei candidati sulla scheda elettorale.
La versione approvata ha, dunque, risposto ad alcune delle obiezioni e delle critiche mosse sin da subito all'impianto di una legge che continuava a mantenere un sistema di soglie e di sbarramenti tanto irragionevoli da mettere in discussione il principio stesso dell'eguaglianza del voto. Alla fine con il premio assegnato alla lista e non alla coalizione si è deciso di fissare una soglia di sbarramento unica al 3%.
Veniamo però ai due difetti che, a mio parere, andrebbero corretti.


1) Soglia di accesso al premio di maggioranza. Continua ad essere troppo basso e, per un semplice ragionamento di buon senso, dovrebbe essere portato almeno al 50%+1 dei voti del primo turno in modo che tutto l'impianto funzioni come un classico sistema elettorale a doppio turno. Continuo ad essere convinto, infatti, che per governare un paese moderno come l'Italia, soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, sia necessaria il più ampio consenso possibile. Se riteniamo insufficiente il consenso di un candidato a sindaco che non raggiunge al primo turno il voto di almeno la metà più uno di coloro che vanno a votare, a maggior ragione questo principio andrebbe introdotto a livello di scelta del governo nazionale. In un momento in cui il numero di coloro che si recano alle urne tende continuamente a diminuire è più che mai necessario fare in modo che il governo del paese sia scelto quantomeno da una maggioranza adeguata di cittadini. E' vero che i sistemi maggioritari servono a trasformare in maggioranza di governo una minoranza, ma non bisogna esagerare !!!


2) Capilista bloccati e candidature multiple. Qui è il nodo più grosso e intricato. Consentendo, nello stesso tempo, che il capolista sia bloccato in 100 collegi si avrà il risultato di oltre 250 deputati nominati dai leader dei partiti, oltre un terzo della futura (ed unica) Camera rappresentativa e legislativa.
Un problema serio perché metterebbe in discussione il principio degli equilibri costituzionali di alcuni organi di garanzia dello Stato (Presidenza della Repubblica, CSM, Corte Costituzionale, ecc.) che potrebbero divenire ostaggio di maggioranze sottomesse alla volontà del leader del momento.
Ma a rendere ancora più discutibile il capolista bloccato è la possibilità concessa ai capilista stessi di potersi candidare in10 circoscrizioni diverse.
Questa possibilità è stata chiesta soprattutto dai piccoli partiti che, in questo modo, possono ottenere comunque l'elezione dei loro gruppi dirigenti. In questo modo potrà verificarsi lo scenario di un candidato che, pur avendo ottenuto un numero consistente di voti di preferenza, non potrà essere eletto perché il capolista bloccato opterà per la"nomina" proprio nel suo collegio !!!
Insomma, siamo di fronte ad un pateracchio non indifferente che è frutto di quel veleno che si è instillato in una parte del ceto politico italiano da vent'anni a questa parte, quello che porta molti parlamentari a pretendere di essere eletti senza essere votati e quello di alcuni leader che pretendono di nominare gli eletti.
Una contraddizione in termini, perché la parola "elezione" viene dal latino "eligere" che significa appunto "scegliere". La democrazia ha senso e si motiva solo quando dà la possibilità di scegliere ai cittadini.
Non sarà un caso che in Italia solo in un'altro momento storico gli elettori non hanno potuto scegliere i propri rappresentati, vale a dire durante il fascismo.

 

Gabriele Petrone

 

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Questo breve saggio presenta un esauriente excursus storiografico sui sistemi elettorali adottati in Italia dall'Unità ad oggi e descrive quelli in uso oggi nei principali paesi europei e del mondo democratico che sono entrati a far parte del nostro dibattito politico.Dalla lettura di queste pagine si apprende così che in Italia solo in due precisi momenti storici, durante la dittatura fascista e negli anni in cui è rimasto in vigore il famigerato porcellum, gli elettori non hanno potuto scegliere direttamente i propri rappresentanti nel parlamento nazionale.Un'opera divulgativa che, con stile semplice e immediato, si pone l'obiettivo di aiutare il lettore ad orientarsi all'interno di tematiche complesse che sono comunque diventate parte essenziale dell'attuale dibattito politico sulla riforma elettorale di cui in Italia si discute da oltre un ventennio.Perché la riforma del sistema elettorale, vale a dire lo strumento attraverso il quale si seleziona la classe dirigente, è un tema essenziale per il funzionamento della democrazia, fatto che non può essere mai considerato materia riservata a ristretti gruppi di addetti ai lavori.

 

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