La nomina, poi ritirata, della presidente delle Pari opportunità è la scintilla che fa esplodere il malcontento. Gli esponenti del partito del premier chiedono più spazio di fronte allo strapotere degli azzurri
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Finora, a poco più di un anno dalla sfolgorante vittoria delle regionali, le tensioni interne alla maggioranza erano rimaste sotto il pelo dell’acqua. La nota infuocata del gruppo di Fratelli d’Italia contro Fi, relativa alla presidenza della Pari opportunità , non è stata solo una diffida al vero dominus degli azzurri, il governatore Occhiuto, ma ha fotografato anche i nuovi assetti di una maggioranza che, prima di ieri, aveva sempre preferito lavare i panni sporchi in famiglia.
Il fatto che la presidente eletta, Daniela De Blasio, abbia rinunciato all’incarico poche ore dopo la protesta dei consiglieri di Fdi, non modifica la sostanza delle cose: nella maggioranza qualcosa è cambiato.
La trasformazione
Il centrodestra calabrese si è trasformato: da alleanza sinfonica, perfino monocorde, ad alleanza sempre solida, ma apertamente conflittuale. Gli esiti di questa nuova situazione non possono che essere imprevedibili. Non che la legislatura rischi di morire in anticipo, ma è del tutto evidente che i meloniani non hanno più voglia di essere i junior partner di Occhiuto e del resto della truppa azzurra.
La navigazione del centrodestra, da qui in avanti, si annuncia quindi parecchio perigliosa. Soprattutto perché il governatore potrebbe ritrovarsi a gestire, per certi versi in solitudine, una fronda animata dagli esponenti del partito di Giorgia Meloni; il partito che, seppur in leggera flessione, alle prossime Regionali di Lazio e Lombardia potrebbe rendere ancora più residuale il peso di Fi e della Lega.
Le dinamiche nazionali – tra cui quelle relative alle riforme istituzionali, rispetto alle quali il centrodestra non esprime posizioni univoche – sono insomma destinate a produrre i loro effetti anche in Calabria.
Occhiuto non può allora concedersi il lusso di ignorare il malessere reso pubblico da Peppe Neri, Antonio Montuoro, Luciana De Francesco e Sabrina Mannarino. Anche perché la sortita dei quattro consiglieri è stata evidentemente avallata non solo dalla commissaria regionale, la sottosegretaria Wanda Ferro, ma anche dai vertici romani di Fdi.
Il cambio di linea
E, del resto, il cambio di linea nei confronti di Occhiuto e degli altri alleati di governo era emerso nel corso dell’ultima riunione del coordinamento regionale, quando i colonnelli meloniani si erano trovati d’accordo sulla necessità di rivendicare «più spazio» in Regione e di chiedere «maggior coinvolgimento» al capo della Giunta.
L’elezione di De Blasio al vertice delle Pari opportunità, considerato il peso politico quasi nullo di questa commissione, non è stata dunque nient’altro che la scintilla capace di far esplodere un malcontento finora sopito a forza.
Anche perché, solo per restare alle ultime settimane, i fratellisti si erano visti passare sopra la testa altre nomine importanti firmate da Occhiuto, tutte esclusive di Fi: il generale Errigo a capo dell’Arpacal, ma anche Lucio Dattola e Alfonsino Grillo al vertice di Calabria lavoro e Parco delle Serre, su input, rispettivamente, dei deputati azzurri Francesco Cannizzaro e Giuseppe Mangialavori. Senza contare i recenti cambi ai vertici delle aziende sanitarie e dei dipartimenti regionali, operazioni nelle quali Fdi non ha praticamente toccato palla.
Meno compatto che mai
Così, dopo le tensioni legate alle leggi sul consigliere supplente (poi naufragata) e sul gioco d’azzardo (modificata), il centrodestra si ritrova meno compatto che mai.
I berlusconiani hanno tutto l’interesse a ricucire, ma ripristinare i vecchi equilibri non sarà facile. I consiglieri meloniani potrebbero aver inaugurato una nuova fase: «Quello che chiediamo – hanno scritto prima del passo indietro di De Blasio – è che Fratelli d’Italia abbia il giusto riconoscimento per quello che rappresenta nel Paese e nella Regione. Pertanto, da questo momento in poi ci regoleremo di conseguenza». Occhiuto e Fi sono avvisati.