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Dividere per unire. Creare nuove correnti per rendere più compatto il Pd. Elaborare una critica costruttiva al governo Oliverio per meglio sostenerlo. Ad ossimori non è messa male la strategia politica dei Democratici Progressisti che ieri ha fornito la spiegazione ufficiale gli incontri che sono partiti sul territorio subito dopo la riunione di Lamezia che aveva regalato la nuova pax democrat, celebrata da Marco Minniti. A Reggio Calabria, convocata da Peppe Neri, si è riunita l'intera lista di Dp che ha affrontato le ultime regionali. Riunione che, malgrado le precauzioni prese, è finita su "certa stampa", così come la definisce Giudiceandrea nella sua nota esplicativa, lasciando intendere un certo disappunto per i cronisti che si limitano a raccontare i fatti. Nel caso di specie che i Democratici progressisti hanno avviato, con la riunione di Reggio, una campagna regionale per conquistare nuovi spazi politici e arginare lo strapotere degli oliveriani. Riunione della quale era stato informato il segretario Magorno e che ha fatto parecchio innervosire il governatore. Fin qui la cronaca della riunione di martedì scorso a palazzo Campanella. Da qui in avanti, invece, la precisazione-invettiva di Giudicendrea, firmata congiuntamente anche da Bova e Neri, che in un crescendo rossiniano fornisce la più autorevole delle conferme al resoconto giornalistico e rende chiari gli obiettivi dei Democratici progressisti.
"Qualche organo di stampa ha riportato un excursus su quanto sarebbe fragile la pace fatta all’interno del Pd e di quanti siano ancora i punti critici venuti fuori dopo la riunione di Lamezia che ha visto la partecipazione di Marco Minniti e dello stesso Presidente Oliverio - dicono i consiglieri regionali di Dp - Quello che soprattutto è stato sottolineato sulla stampa è stata una presunta riunione, che sarebbe avvenuta nei giorni successivi all’incontro lametino, dei componenti del gruppo dei Democratici Progressisti, che starebbero tramando contro la stessa giunta Oliverio. Una riunione “carbonara”, secondo la stampa, avvenuta a Reggio e che sarebbe stata il preludio di una serie di fermenti anche in altre province. Il gruppo dei Democratici Progressisti, da me guidato e di cui fanno parte anche i consiglieri Bova e Neri, altro non è che una costola del Pd, ed è da sempre un gruppo autonomo, critico e con programmi e progetti propri, “carbonari ortodossi” ma pur sempre legato all’esperienza di questo governo, con spirito critico solo laddove necessario e solo ed esclusivamente come spinta a fare insieme e meglio. Noi abbiamo sostenuto il presidente Oliverio alle primarie, poi alle elezioni regionali, e intendiamo sostenere il partito e Oliverio per tutta la durata del suo mandato".
E poi la ricetta vincente. "La creazione di un’area democratica e progressista non ha dunque lo scopo di dividere il partito e remare contro il governo attuale anzi noi intendiamo compattare, unire intorno all’esperienza di governo della Regione, tutto il partito ed avvicinare quanti, oggi, per motivi svariati, si sentano vicini all’esperienza di questo governo, ma non si rispecchiano nel Pd o non abbiano intenzione di tesserarsi. Tra qualche tempo, a breve, alla presenza del presidente Oliverio e del segretario Magorno, oltre ai segretari provinciali del PD, ufficializzeremo la nascita della nuova area ,ripetiamo tesa all’unità del Pd ,alternativa nei fatti e nelle opere alla debacle scopellitiana e già solo per questo degna di essere tutelata e supportata senza se e senza ma. Dunque nessun “inganno” come scritto su una certa stampa, nessun cambiamento di rotta , nessun voltagabbana. Il gruppo dei Democratici Progressisti è nato come figlio del Pd a sostegno del presidente Oliverio e, seppur con grandi margini di autonomia e di discussione, continuerà a sostenerlo e a lavorare con e per il suo governo". E' incerto, però, se per sostenerlo al meglio sarà necessario passare all'opposizione e andare oltre la creazione di una semplice area alternativa.
Riccardo Tripepi