«Hanno riesumato Loiero», nel Pd monta la rabbia contro Zingaretti

VIDEO | I dem calabresi sono convinti che Rubbettino abbia già accettato. Preoccupa il nuovo ruolo dell'ex governatore regista dell'operazione che potrebbe riprendersi il partito. Intanto il M5s dice addio al patto giallorosso ma deve affrontare il caso Nesci

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di Pietro Bellantoni
16 novembre 2019
13:13

«Rubbettino ha già accettato da tempo, altro che». Un dirigente di primo piano del Pd, sul punto, non ha dubbi di sorta. E contribuisce a rafforzare l'idea, già abbastanza diffusa in ambienti dem, che quella dell'editore sia solo una mossa tattica, una «pausa di riflessione» ideata solo per accrescere l'allure di un candidato ancora sconosciuto al grande pubblico ma comunque corteggiato con insistenza dal Pd per le sue doti umane e professionali.

Il retropensiero, molto in voga in queste ore, poggia le sue basi sul neanche troppo insolito attivismo del dante causa di Rubbettino, quell'Agazio Loiero che, giurano gli addetti ai lavori, «è da tempo al lavoro sulle liste».


Segno, questo, che l'ex governatore è sicuro del fatto suo; e cioè del fatto che Rubbettino, l'unico candidato per cui è disposto a spendersi, scenderà nell'agone politico, forte del suo appoggio. Si vocifera, inoltre, che sia pronto a rispolverare la sua creatura, “Autonomia e diritti”, che dovrebbe presentare una propria lista alle Regionali. Rubbettino, in realtà, al momento può contare su pochi simboli, forse tre. Ci saranno, certo, il Pd e la lista del presidente. I Verdi, invece, «non hanno la forza per allestire una squadra e molto probabilmente confluiranno nel contenitore di Loiero», spiega un maggiorente del Pd calabrese. Quanto a Matteo Renzi, niente da fare: l'ex premier, in un'intervista concessa oggi a La Gazzetta del Sud, ha ripetuto quanto va dicendo da tempo il “suo” senatore calabrese, Ernesto Magorno: Italia viva non presenterà alcuna lista in Calabria. Anche se, ha detto Renzi, «vedremo il quadro e decideremo le forze della nostra partecipazione».

È insomma possibile che Magorno dia un contributo sottotraccia per la formazione di una lista civica di supporto. Stop, Rubbettino per adesso non ha altri cannoni in grado di infiammare una campagna elettorale che parte già sottotono.

Indifferenza

Non è infatti passata inosservata la sostanziale indifferenza con la quale il partito calabrese ha accolto la designazione di Rubbettino. Pochissimi i commenti. Tra i consiglieri regionali, solo Mimmo Bevacqua ha vergato una nota per dirsi «lieto» della scelta fatta al Nazareno. Non il massimo, appunto.

La verità è che la candidatura dell'editore non convince larghe aree del Pd. Non ci sono riserve su Rubbettino, unanimemente ritenuto un «imprenditore capace che dà prestigio a tutta la Calabria», ma non sono piaciuti il progetto che gli è stato costruito intorno nonché l'idea di schierare un profilo civico in assenza del Movimento 5 stelle, che ha ormai deciso di non firmare un nuovo patto giallorosso.

La cosa che forse disturba maggiormente tanti dirigenti dem (soprattutto i più giovani) è proprio il nuovo ruolo che si sta via via ritagliando l'ex governatore. «Per distruggere Oliverio – commenta amaro un big regionale – hanno riesumato Loiero».

L'ex governatore in ascesa

A nessuno sfugge che il grande regista dell'operazione Rubbettino è proprio l'ex ministro, che potrebbe sfruttare l'occasione per tornare al centro della scena politica, dopo i circa 10 anni di purgatorio seguiti alla sconfitta rimediata dal centrodestra di Peppe Scopelliti.

Loiero non dimentica: raccontano infatti che sia stato uno dei dirigenti più agguerriti nell'opporsi alla candidatura di Pippo Callipo, che pure era finito nella lista dei papabili vergata dalla segreteria Zingaretti. L'imprenditore del tonno, nel 2010, si era messo alla testa di un terzo polo che aveva indebolito il centrosinistra, che infatti ebbe un crollo nelle urne.

Loiero, con Rubbettino, ora può avere la sua rivincita. Non che immagini di incoronare il prossimo governatore: la frammentazione della sinistra – dovuta anche alla probabile corsa solitaria di Oliverio – e la ritrovata unità del “destracentro”– non autorizzano simili speranze.

All'ex presidente della Regione, in fondo, poco importerebbe, perché «adesso, nel Pd calabrese, è lui a dare le carte», confessa un esponente di lungo corso. Tra l'altro il commissario regionale Stefano Graziano, in un'intervista al Dubbio, ha ribadito che se Oliverio decidesse di candidarsi contro il suo partito «si assumerebbe la responsabilità di far vincere la destra salviniana in Calabria».

E dunque l'analisi è facile: con Oliverio fuorigioco, il partito commissariato e il contestuale “sacrificio” di Rubbettino, Loiero diventerebbe (tornerebbe a essere) l'interlocutore privilegiato del Pd nazionale. Con sviluppi del tutto (im)prevedibili, che potrebbero passare dalla scalata al partito calabrese alle candidature per le prossime Politiche. Si vedrà.

Bye bye Pd

Quel che è ormai sicuro è che il M5s non condividerà né il destino del Pd né quello di Loiero. Il coordinatore Paolo Parentela è stato più che chiaro: nessuna alleanza con i dem calabresi. I pentastellati, assicura, saranno comunque in campo: «Non esiste che il Movimento non presenti la propria lista».

I dubbi, tuttavia, restano, con l'ipotesi disimpegno che non è ancora stata accantonata. Lunedì i parlamentari calabresi vedranno di nuovo Luigi Di Maio, in quello che già si annuncia come l'incontro decisivo. Il capo politico dovrà sminare un altro problema che credeva di aver disinnescato: Dalila Nesci.

La deputata oggi ha rilanciato la sua candidatura e chiesto ufficialmente il simbolo del Movimento allo stesso Di Maio e al fondatore Beppe Grillo: «Possiamo battere la storica e nefasta logica dell’alternanza calabrese che oggi vede favorito (non certo per meriti) il classico carrozzone del centro-destra con in testa la Lega. L’attuale legge elettorale premia oltremodo il primo e il secondo più votato. Con una candidatura dell’ultima ora o di sola testimonianza, rischiamo senz’appello il “terzo posto” e quindi l’irrilevanza».

I 5 stelle sono dunque in una fase critica della loro storia, forse addirittura a un passo dal baratro. E loro, a differenza del Pd, non hanno nemmeno un redivivo Loiero a cui aggrapparsi.

bellantoni@lactv.it

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