«Deve essere detta una parola chiara e definitiva sull’apertura dei cantieri e l’inizio dei lavori per la realizzazione dei nuovi ospedali della Piana di Gioia Tauro, Sibaritide e Vibo Valentia. Il contratto per l’ospedale della Sibaritide è stato sottoscritto a settembre del 2014 tra Regione Calabria, Asp di Cosenza e “Ospedale della Sibaritide- Società consortile per azioni”. Il contratto per il nuovo ospedale di Gioia Tauro è stato sottoscritto a marzo del 2015 tra Regione Calabria, Asp di Reggio Calabria “Ospedale della Piana di Gioia- Società consortile a responsabilità limitata”. Per quanto riguarda l’Ospedale di Vibo Valentia il contratto è stato sottoscritto a settembre del 2014 tra Regione Calabria, Asp di Vibo Valentia e società “Vibo Hospital Service SPA”.

Fermi 438 milioni di euro

Nonostante sia trascorso molto tempo, oltre 4 anni, i cantieri non sono stati aperti e i lavori non sono mai iniziati. Oltre 438 milioni di euro sono le risorse disponibili per la realizzazione dei nuovi ospedali che dovrebbero garantire 1120 posti letto per acuti».



E’ quanto afferma Carlo Guccione, consigliere regionale del Partito Democratico. «Il mio non è spirito polemico, ma è la volontà – sottolinea Carlo Guccione - di sollevare un problema che interessa migliaia di cittadini che sono costretti, per mancanza di posti letto, ad essere trasferiti fuori regione. Alla questione primaria della salute dei cittadini c’è da aggiungere che la realizzazione dei nuovi ospedali metterebbe in moto l’economia calabrese.


Ero già intervenuto sulla vicenda presentando un’interrogazione ad hoc rivolta al governatore della Calabria nel maggio del 2017. E ne abbiamo discusso nella Commissione consiliare Sanità presieduta dal collega Mirabello». «Credo che sia arrivato il momento di dire una parola chiara sull’inizio dei lavori e sulle responsabilità, se ci sono, del mancato avvio di queste importanti infrastrutture sanitarie. Dobbiamo sempre di più connetterci con i fatti, che significa far toccare con mano alla gente le realizzazioni e i cambiamenti, facendo parlare le opere e non le parole».