Dai sostenitori del No l’invito a non farsi abbagliare dalle sirene: «Nostra posizione contraria fondata su questioni di merito e di metodo»
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Serrano i ranghi i sostenitori del No alla fusione dei comuni dell’area urbana cosentina, con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini a valutare nel loro complesso vantaggi e svantaggi della costituzione di un municipio unico. Guardando alle conseguenze senza farsi abbagliare dalle sirene della Grande Cosenza, indicata da chi si dichiara contrario, come vuoto contenitore che andrebbe a penalizzare soprattutto le fasce più deboli di cittadini.
Procedimento superficiale e raffazzonato
Sergio Nucci, leader storico di Buongiorno Cosenza, attivista politico e più volte componente dell’amministrazione di Palazzo dei Bruzi, animatore dei comitati per il No, ribadisce i motivi delle proprie posizioni fondate su «questioni di merito e di metodo – dice al nostro network – Questa fusione è carente sotto ogni profilo: non c'è stata nessuna consultazione della base, della popolazione, dei comitati, delle associazioni, degli stessi consigli comunali. Siamo di fronti ad un procedimento superficiale e raffazzonato. Manca una progettazione attendibile, seria, in grado di anticipare alle collettività, alle tre collettività di Cosenza, Rende e Castrolibero, cosa si vuole fare e in che tempi. Il nostro quindi – spiega Nucci –. Non è un No a prescindere, ma un No ragionato».
Colpo di grazia per il capoluogo
Sui pericoli derivanti dalle condizioni di dissesto delle casse del comune capoluogo, il sostenitore del No è categorico: «Hai voglia ad affermare che non ci saranno conseguenze per il debito monstre di Cosenza. La città peraltro si sta già impoverendo nei suoi settori produttivi, dal commercio alle attività imprenditoriali, professionali. La fusione ne decreterebbe la morte, soprattutto per il centro storico che diventerà sempre più periferia. Le fasce deboli saranno le più penalizzate o potenzialmente più a rischio, come quelle delle cooperative. Vengono promessi 10 milioni di euro all'anno per 15 anni. Nemmeno la metà dei 300 milioni di debito certificati solo a Cosenza».
Trasversalismo sospetto
Per Sergio Nucci, la posizione per il Sì assunta dai partiti tradizionali sia a destra che a sinistra, deve spingere ad «interrogarsi su quali siano i veri interessi che spingono a fare questa fusione. Se fosse stata la panacea di tutti i mali si poteva fare prima. Intravedo un'asse trasversale e crediamo che anche i cittadini se ne stiano rendendo conto». Sull'affluenza «dipende molto dallo scoramento, dalla disaffezione che i cittadini manifestano per questo tipo di politica, quella politica che vorrebbe amministrare la fusione e la sua gestione. I cittadini non andranno a votare in massa. Noi abbiamo fiducia in coloro che andranno a votare affinché esprimano un No convinto forte e secco. Un No che faccia capire a chi è il padrone del vapore che le cose fortunatamente stanno cambiando. Io me lo auguro, è un augurio che faccio alla città. Potrei anche stare comodamente a guardare – sottolinea Sergio Nucci –. Poi però c'è uno sprone che viene da dentro, un senso civico latente, mai sopito, che poi esce fuori e chiede di aprire gli occhi ai cittadini. Se non credete a noi, ai cittadini chiedo di leggere le carte, di verificare la validità dei progetti che riguardano questa fusione, se ce ne sono. Chiedetevi se l'Università si sposterà nel centro storico, se lo svincolo autostradale a sud sarà fatto a Cosenza, se la stazione ferroviaria di Vagliolise verrà potenziata, chiedetevi se l'ospedale sarà costruito a Cosenza. Quando vi diranno no, allora capirete dove stanno gli interessi e cosa votare al referendum».