Frattura netta dopo la votazione sulla piattaforma Rousseau che ha decretato l’ingresso nell’esecutivo. Bianca Laura Granato come Di Battista: «Calpestati i nostri valori»
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«L’esodo è iniziato e purtroppo non si arresterà». La senatrice Bianca Laura Granato conferma con le sue parole che anche nei cinquestelle calabresi la spaccatura che si è consumata sulla partecipazione al governo Draghi è ormai una faglia sismica, e rischia di separare definitivamente due visioni diametralmente opposte che ormai appaiono inconciliabili. Se a livello nazionale a guidare la fronda “separatista” è Alessandro Di Battista, che ha preso nettamente le distanze dai vertici del Movimento («Non mi rappresenta più») fino a ventilare la sua fuoriuscita, in Calabria il giudizio più duro è venuto proprio dalla senatrice catanzarese, che si rivolge «a coloro che hanno votato SI, ai quali va il merito di aver provocato l’esodo di persone come Alessandro Di Battista». E lo fa in un post frutto di una «riflessione amara seguita ad una nottata insonne».
«Non è con la violenza di una votazione collettiva abilmente e sapientemente manipolata che tieni unito un gruppo – scrive Granato -, è con la coerenza di una azione, di valori etici, di principi. Non è con i soldi. L’esodo è iniziato e purtroppo non si arresterà. Qui l’unica coerenza che hanno dimostrato i vertici del Movimento è stata quella di inseguire soldi e potere, calpestando cinicamente ogni valore etico e principio, in nome dei quali hanno preferito sacrificare L’Unità del gruppo.
D’altronde non hanno fatto mistero delle loro nobili motivazioni. Il videomessaggio di Di Maio lo ha detto chiaramente: Abbiamo procurato 240 mld e adesso lasciamo che li gestiscano gli altri? Prendo atto che dal Mai con Berlusconi, Mai con la Lega, Mai col PD, Mai con Renzi l’unica cosa veramente irrinunciabile per i vertici erano i soldi...». Parole che preludono a un’uscita dal Movimento, sempre che prima non arrivi l’espulsione.
Ma Granato non è l’unica che ha messo nero su bianco il suo disagio. Lo ha fatto anche il deputato Giuseppe Auddino, che sempre sui social ha puntato i riflettori sul quesito che ha chiamato al voto i grillini sulla piattaforma Rousseau, dove i Sì al governo Draghi hanno prevalso con uno scarto minimo rispetto agli esiti solitamente plebiscitari (60 per cento).
«Pensavo al voto e alla correttezza di porre il quesito in maniera adeguata – ha affermato Auddino -. Per chiarezza e onestà intellettuale, il vero quesito sarebbe dovuto essere: Sei d'accordo che il Movimento 5 Stelle sostenga il Governo Draghi insieme alle forze politiche FORZA ITALIA, ITALIA VIVA, LEGA, PD, LEU E MAIE?». Una formulazione ben diversa dalla domanda ufficiale posta ai militanti: "Sei d'accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?" «Analizziamo il quesito – propone il deputato in rotta con i vertici. Governo tecnico-politico? Non sappiamo ancora se sarà tecnico, politico o tecnico/politico, onde per cui non andava messo nel quesito alcun riferimento alla natura del futuro governo! Ministero della Transizione Ecologica? Ancora non c'è! Se fosse istituito domani ci vorrebbero mesi per renderlo operativo... Altre forze politiche? Sarei stato corretto con gli iscritti, citando una ad una tutte le forze politiche (anche le più indigeste...) che, ad oggi, hanno dichiarato di sostenere il Governo Draghi (come ho scritto sopra). Ad maiora».
Più evocativo e molto più stringato il post di un altro deputato calabrese dei 5s, Francesco Forciniti, che ha pubblicato un video con la canzone Smisurata preghiera di Fabrizio De Andrè, accompagnandolo con queste parole: «Ricorda, signore, questi servi disobbedienti alle leggi del branco... In direzione ostinata e contraria!». E per chi avesse ancora dubbi su dove volesse andare a parare Forciniti, basta leggere il testo del grande cantautore italiano: “Recitando un rosario di ambizioni meschine, di millenarie paure, di inesauribili astuzie, coltivando tranquilla l'orribile varietà delle proprie superbie, la maggioranza sta”.
Posizioni di rottura si annunciavano già prima della votazione sulla piattaforma Rousseau. In particolare, tra i 13 parlamentari pentastellati che, alla vigilia della consultazione, hanno sottoscritto un documento per definirla «tendenziosa e palesemente volta a inibire il voto contrario alla partecipazione del M5s al Governo Draghi», c’erano anche 3 calabresi: Rosa Silvana Abate, Margherita Corrado e la stessa Bianca Laura Granato.
Insomma, la diaspora grillina è solo all’inizio e presto altri renderanno esplicito il proprio dissenso verso un Movimento che, a quanto pare, non li muove più.