Il capogruppo di Forza Italia commenta l'arresto del governatore ligure, accusato di corruzione: «Sarà tutto da vedere». E cita la vicenda del politico calabrese, coinvolto nell'inchiesta Eyphemos
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«Sarà tutto da vedere». Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, commenta così l'arresto del governatore ligure Giovanni Toti, finito ieri ai domiciliari con l’accusa di corruzione. Sotto la lente degli investigatori, tra le altre cose, le elezioni regionali 2020. «Penso che uno che si vuole far corrompere non registra, ai sensi di legge, il contributo di un importante imprenditore nella raccolta fondi per la campagna elettorale. Ora la giornalista Claudia Fusani, dice che Toti nel 2020, mai indagato dall’Antimafia, era stato oggetto degli accessi di Striano. Quello, per esempio, è scandalo di cui non abbiamo più saputo niente», ha detto Gasparri ai microfoni di Agorà su Rai 3.
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Poi il riferimento al politico calabrese Marco Siclari. «Sarà tutto da vedere - ha aggiunto Gasparri - ma io ho rafforzato il mio garantismo dopo che il senatore di Forza Italia, Siclari, venne accusato di voto di scambio e condannato in primo grado a 5 anni. Motivo per il quale, di comune accordo, non lo ricandidammo alle elezioni. Siclari poi venne assolto in appello, senza neanche un ricorso in Cassazione da parte di quei magistrati. Ora il senatore Siclari è completamente assolto ed innocente, ma non è più senatore perché non lo abbiamo ricandidato. Quindi a quelli che mozzano le teste direi di contare almeno fino a dieci».
Processo Eyphemos | «Nessun patto tra la ’ndrangheta e Siclari». Ecco perché la Corte d’appello ha assolto l’ex parlamentare di Forza Italia
La Corte d'Appello di Reggio Calabria lo scorso 18 settembre ha assolto l’ex senatore di Forza Italia Marco Siclari, coinvolto nel processo “Eyphemos” con l'accusa di scambio elettorale politico mafioso. Dopo la condanna di primo grado a 5 anni e 4 mesi di reclusione - perché, secondo l’accusa, era stato appoggiato dalla cosca Alvaro alle politiche del 2018 -, la stessa Procura generale di Reggio Calabria ne aveva chiesto l’assoluzione. Dopo la decisione della Corte d'Appello in molti, in primis il governatore e collega di partito Roberto Occhiuto, parlarono di «gogna mediatica» nei confronti di Siclari. Quest'ultimo, poi, parlò di «prezzo troppo alto pagato» e di «carriera stroncata improvvisamente e senza ragione da un 'errore' giudiziario».