Fallimento Calabria, più che Cantiere Calabria! Alcuni autorevoli commentatori, diciamo quasi senza peli sulla lingua, hanno già avuto modo di far emergere quello che, ad avviso di qualsiasi cittadino intellettualmente onesto, è stato il più fastidioso di tutti i punti deboli della ridicola tre giorni messa in piedi da Oliverio & Compagni all'Università della Calabria: e cioè l'assenza di qualsiasi collegamento tra i fiumi di parole ripetuti e le risposte concrete ed i fatti che i calabresi aspettano da decenni su tutto. Purtroppo, la fotografia reale del circo di passerelle al quale si è assistito è ancora più grave e penosa: si è trattato, infatti, dell'ennesima operazione di facciata, costosa ed inutile di questo governo regionale di incapaci, ormai alla frutta.

 

È quanto dichiara Mario Albino Gagliardi, già Sindaco di Saracena, sottolineando che, pur preservando il doveroso rispetto per esperti e manager che si sono alternati, seppur costretti a relazionare su numeri e progetti futuri già noti sia alla inefficiente macchina burocratica regionale sia all'opinione pubblica, nessuno di tutti gli altri rappresentanti politici intervenuti, Oliverio in primis, avrebbe dovuto essere in quel posto perché diretti responsabili di tutti i problemi e di tutte le emergenze lasciate incancrenire in questi decenni,soprattutto in questi ultimi anni: dal fallimento totale sul sistema integrato dei rifiuti e su quello idrico alla perdurante assenza di qualsivoglia strategia di comunicazione turistica, di marketing territoriale e di sviluppo sostenibile.

 

“Al solo incipit del Governatore – va avanti Gagliardi – ci si sarebbe dovuti alzare in tutti i piedi per destinargli una sonora e plateale pernacchia per non esser stato capace di nominare, ad oggi, quei tre assessori – all'agricoltura, al turismo ed alla cultura – indispensabili per ipotizzare, costruire ed indirizzare visione e progetti naturali per una penisola con 800km di costa, che è baricentrica nel Mediterraneo, che vanta ben tre parchi nazionali; che custodisce emergenze archeologiche innumerevoli e prestigiose; che eredita marcatori identitari di valore e prospettiva universali; ed ancora, una regione con una biodiversità agroalimentare che non ha eguali in nessun’altra regione del Sud e con una rete di centri storici affacciati sui due mari Ionio e Tirreno che – scandisce – rappresenta la preziosa sintesi architettonica di una stratificazione storica e culturale millenaria ed al tempo stesso il solo patrimonio strategico da riqualificare in una rete di autentici alberghi diffusi per destagionalizzare offerta e ricettività turistiche. Eppure, ad esempio, di centri storici e bandi, manco una parola!.

 

“Purtroppo – continua – l'auto-referenzialità demagogica e parolaia è stata la prevedibile chiave di lettura dell'ulteriore pagliacciata ad uso e consumo dell'esercito di lacchè e dei nominati senza arte né parte che a tutti i livelli e da ogni provincia, sessione dopo sessione, hanno scrupolosamente timbrato il cartellino di obbligata presenza obbligata in chiave pre-elettorale”.