La fusione dei due ex comuni di Corigliano e di Rossano ha prodotto importanti risultati sotto il profilo del prestigio, dei finanziamenti, ma anche delle opportunità di vedersi riconosciuti in organismi importanti grazie al significativo dato demografico. La fase è embrionale, è necessario ancora del tempo affinché la città possa rientrare a pieno titolo nei contesti politico-istituzionali regionali e nazionali, anche se si è a buon punto. Il problema è interno alle mura del terzo centro della Calabria. Qui non mancano le accuse rivolte all’amministrazione comunale a guida Stasi circa i ritardi accumulati nel saper creare un sentimento comune tra due realtà che, tendenzialmente, conservano culture e mentalità diverse su più versanti. In molti casi tali diversità si traducono in elementi di positività, in altri scatenano meccanismi di rivalità ancora oggi presenti.

Per l’ex sindaco Giuseppe Caputo è tardivo il «processo di consolidamento della fusione, occorre un maggiore impegno da parte di chi amministra evitando divisioni oggi anacronistiche. Il campanilismo deve essere bandito, altrimenti perde di valore il senso della fusione e si depotenzia quel potere contrattuale ai vari livelli». A chi guarda al passato, l’ex consigliere regionale dice: «La nostalgia non serve, ognuno per la propria parte deve operare in modo di far crescere questa nuova realtà, ogni forma di campanilismo rappresenta un freno inibitorio allo sviluppo. Denigrare significa denigrarsi».