Il presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini replica al nostro articolo Furbetti del bonus anche in Calabria? Per Domenico Tallini basta il “giurin giurello”:

«L'ansia di criminalizzare il Consiglio Regionale e tentare di delegittimarlo agli occhi dell'opinione pubblica trasuda, dalla nota del giornalista De Girolamo, di fronte alla quale non mi scompongo più di tanto. Ribadisco quanto ho scritto ieri: per me la parola di Consiglieri eletti dal popolo vale più di ogni accertamento formale. Non ho il minimo dubbio che nessun Consigliere regionale calabrese ha chiesto o ottenuto il bonus Iva. È ora di restituire dignità e valore alla parola delle persone, soprattutto a coloro che occupano ruoli pubblici. Può essere l'inizio di una nuova etica che porti i rappresentanti istituzionali a chiarire ogni loro comportamento in maniera diretta, senza, attendere verifiche formali. Posso assicurare il giornalista De Girolamo che se avessi colto in uno soltanto dei Consiglieri interpellati una benché minima titubanza, non avrei esitato ad azionare altri meccanismi di verifica. Ho preferito scegliere la strada più diretta, forse più rischiosa come dice De Girolamo, ma è quella che deve seguire un capitano nei confronti dell'equipaggio. È stato un segnale di fiducia verso i Consiglieri che sono sicuro e stato ripagato dalla loro sincerità. Faccia le sue verifiche il giornalista, De Girolamo, io ho concluso le mie che non hanno avuto bisogno di indagini e commissioni d'inchiesta. Capisco la delusione del giornalista di fronte all'esito della verifica. Un Consigliere calabrese "furbetto dell'INPS" sarebbe stata una bella notizia. Per me la bella notizia è che nessun Consigliere ha azionato un meccanismo che sarebbe stato vergognoso e inaccettabile».

Risponde Enrico De Girolamo

Caro presidente, non c’era ansia di criminalizzare il Consiglio regionale nel mio articolo, al massimo un po’ di sfizio nello sbertucciare la sua pretesa di escludere comportamenti imbarazzanti, come la richiesta del bonus Iva, basandosi sulla parola data.
Se bastasse quella, non capisco perché oggi, in Parlamento, ci sia stata l’audizione del presidente dell’Inps affinché rivelasse i nomi dei furbetti. Sarebbe stato sufficiente far giurare tutti i deputati sulla pancia del canguro, e via.
Tanto più che se non avessimo sollevato il problema dalle colonne del nostro giornale, magari neppure sarebbe stato posto.
Lei dice: «Per me la parola di Consiglieri eletti dal popolo vale più di ogni accertamento formale». Lasci perdere il popolo, che di bugie dalla politica ne deve già ingoiare tante. Ostentare la correttezza e la trasparenza della classe dirigente calabrese è un terreno davvero scivoloso, soprattutto in una Regione come questa, dove la geografia politica viene puntualmente ridisegnata dalle Procure.
Siamo comunque lieti della cieca fiducia che ripone nei suoi colleghi. Ma se davvero ritiene, come rimarca, che «è ora di restituire dignità e valore alla parola delle persone, soprattutto a coloro che occupano ruoli pubblici», ci aiuti a fidarci di più. Magari evitando in futuro di far passare nottetempo in 120 secondi netti una legge che «si illustra da sé», come quella sui vitalizi ai consiglieri decaduti. Magari intervenendo sugli sprechi e sui privilegi, come i tre autisti del capogruppo Pd e la pletora di portaborse, portavoce e portavoti che continuate a foraggiare come se non ci fosse un domani. Solo allora il Consiglio regionale avrà la credibilità per dare la sua parola. E potremmo anche crederci.