Da giorni, ormai, escono elenchi su elenchi su tutti i giornali italiani dei furbetti, “miserabili d’Italia”, che, nonostante il lauto compenso pubblico ricevuto in quanto politico, in Parlamento o nelle Regioni, anche durante il triste (e tragico economicamente per gli italiani “normostipendiati”) periodo di lockdown hanno avuto la faccia tosta di chiedere anche “bonus Inps”, la misura prevista dal decreto Cura-Italia (decreto legge 18/2020) e dal decreto Rilancio (decreto legge 34/2020) che prevedeva una somma da erogarsi per i mesi di marzo, aprile e maggio (da 500 a 1000 euro al mese) a sostegno di partite Iva, co.co.co, lavoratori stagionali, dello spettacolo.
L’obiettivo era dare un supporto economico a chi si trovava in quel momento in gravi difficoltà derivanti dallo stop alle attività o dalla perdita del lavoro a causa della pandemia.

Scuse divertenti, ma c’è da piangere

Invece, molti politici furbetti sono stati “sgamati” nell’aver richiesto e ricevuto il bonus. Le giustificazioni dei politici in questione sono state le più disparate suscitando, spesso, una forte ilarità nei social.
C’è chi incolpa il commercialista, come il consigliere regionale del Veneto Riccardo Barbisan o i consiglieri regionali del Piemonte Matteo Gagliasso e Claudio Leone, entrambi in quota Lega. Ma c’è anche chi incolpa la fidanzata come il democrat, sempre in regione Piemonte, Diego Sarno che su facebook ha scritto: “la mia fidanzata lo ha incassato per errore”; e chi la mamma come il deputato leghista Andrea Gara, mentre il consigliere regionale veronese (sempre Lega) Alessandro Montagnoli è lapidario: “è stata mia moglie”.
Inoltre, c’è chi non si è nascosto dietro le scuse ed è entrato nel merito, come il consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia, Franco Mattiussi, di Forza Italia, che ha affermato di aver richiesto il bonus per pagare le bollette. Molti altri hanno detto di aver ricevuto il bonus e di averlo devoluto, dopo, il beneficienza.

La Puglia promette trasparenza, la Calabria con Tallini fa spallucce

E se al Sud il vicepresidente del Consiglio regionale della Puglia Peppino Longo ha dichiarato: «Sono certo che nessuno dei colleghi del Consiglio regionale pugliese sia tra i cosiddetti furbetti del bonus Iva. Ma è giusto approfondire la questione ed è giusto che l’Inps, nel caso, renda pubblici i nomi», il presidente del consiglio regionale della Calabria Domenico Tallini preferisce il “giurin giurello” del singolo consigliere (chissà se con le dita incrociate nascoste dietro le spalle). Insomma, va sulla fiducia.
E, nonostante il suo “climbing” per argomentare a favore della bontà dei consiglieri regionali, arrivando ad accusare di malafede i giornalisti che si permettono di dubitare, rispondiamo: lei Presidente si fiderà anche, noi no!

Il modulo di rinuncia privacy per consiglieri e assessori regionali

Per questo mettiamo a disposizione un modulo (qui quello per gli assessori e qui quello per i consiglieri) di rinuncia della privacy che delega lo stesso Domenico Tallini (e Jole Santelli per gli assessori) a chiedere all’Inps se qualcuno dei consiglieri regionali dell’aula che presiede è un furbetto del bonus Inps. Il Garante della Privacy ha dato il suo placet alla pubblicazione dei nomi perchè “le aspettative di riservatezza si affievoliscono per chi svolge una funzione pubblica”.
La Calabria è una delle regioni italiane ed europee più povere, mentre ha i politici regionali tra i più pagati (e con i maggiori privilegi tra autisti e portaborse, solo per citarne alcuni). Ecco che se qualche consigliere avesse chiesto il bonus, si tradurrebbe in uno schiaffo ancor più grande per i cittadini che non hanno lavoro, lo hanno perso o, pur lavorando, sono sfruttati e sottopagati.

I primi firmatari. Ecco i “non furbetti” bipartisan

Già alcuni dei consiglieri hanno firmato il modulo. Il primo è stato il capogruppo dei Democratici e Progressisti Giuseppe Aieta. Lo hanno firmato anche il capogruppo del Partito Democratico Domenico Bevacqua, il consigliere Pd Libero Notarangelo. Con entusiasmo hanno subito firmato anche il consigliere Udc Nicola Paris, il consigliere di Forza Italia Raffaele Sainato ed il capogruppo della lista “Santelli Presidente” Vito Pitaro. Hanno fatto seguito la consigliera Dp Flora Sculco, il capogruppo dell’Udc Giuseppe Graziano e il capogruppo del gruppo misto Francesco Pitaro.
In casa Lega, invece, sul piano nazionale il deputato Domenico Furgiuele, additato tra i furbetti del Parlamento, ha smentito seccamente: «Non ho la partita Iva dal 2018». E anche il “suo” consigliere regionale di riferimento Pietro Raso ha firmato subito il modulo di rinuncia privacy.

C’è chi sta in silenzio e chi non firma

Silenzio tombale dall’area del segretario regionale Cristian Invernizzi. Silenzio anche dai due consiglieri di “Io resto in Calabria”, Graziano Di Natale e Marcello Anastasi.
C’è anche chi ha rifiutato come il capogruppo della lista Casa delle Libertà, Giacomo Crinò, pur essendo detentore di partita Iva in quanto avvocato. Ha negato di aver preso il bonus, ma al pari di Tallini, lo afferma sulla fiducia.
Il Presidente del consiglio regionale si potrà anche fidare di una telefonata fatta ai consiglieri, ma la maggior parte di loro ha aderito all’esigenza pubblica di una maggiore trasparenza.
A tutti l'invito a uscire allo scoperto all’insegna dell’onestà, ma anche del rispetto nei confronti dei cittadini e degli elettori.