Di sicuro il deputato Alfredo Antoniozzi, figlio dell'iconografico Dario seduto per anni sulla banca più banca che c'è mai stata al Sud, ha tirato fuori la trovata mediatica del momento. Che è quanti dire. Non tocca fisco, accoglienza, premierato, guerre e cambiamento climatico. Niente di tutto questo. Il nome del ponte sullo Stretto, il ponte che ancora non c'è ovviamente. Il tema appassiona come il nome da dare ad un figlio che deve essere ancora concepito. Anzi di più, manca proprio la coppia. Epperò la trovata passa lo stesso di questi tempi perché Antoniozzi per il nome da dare al ponte tira fuori San Francesco di Paola, con il suo mantello, a immortalare la Calabria generosa e altruista. A questo punti non semplice derubricare San Francesco anche perché la nomination si contrappone a quella di Silvio Berlusconi, fin qui unica alternativa peraltro suggerita da Roberto Occhiuto.

Berlusconi non ha mai temuto nessun confronto in termini di popolarità ma i sospetti che San Francesco lo costringerà alla "resa" non sono pochi. Buca per difetto di avversari quindi la proposta di Antoniozzi che dopo nemmeno un quarto d'ora incassa il sostegno del consigliere regionale e candidata al parlamento europeo Luciana De Francesco. Ed eccolo sul campo il primo "ponte" elettorale, quello tra Antoniozzi e De Francesco. Qui San Francesco non c'entra niente. Nella corsa al perfezionamento della sua posizione romana in Fratelli d'Italia Antoniozzi sceglie lei, Luciana De Francesco. La sua scommessa è qui. Non siamo al congresso regionale gratis e con urne d'Europa che si gioca all'interno della Lega di Calabria, almeno per ora. Ma a qualcosa di simile sì perché ognuno dei "gendarmi" punta qualche fiche sui concorrenti.

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Niente di che e con pochi margini di gloria e di rischio ma la gara interna c'è tutta ed è tutta, ovviamente, all'ombra di Giorgia Meloni. E se ad Antoniozzi "batte il cuore" per De Francesco (anagraficamente solo di politica può trattarsi) tutto da decodificare il gran silenzio di Fausto Orsomarso. Il parlamentare cosentino lo si descrive dagli "addetti" piuttosto impegnato e su più fronti in giro, ovviamente con consegna nazionale da rispettare (si è accodato anche lui al ponte e a San Francesco). Su così tanti fronti però da non rendere semplice l'emersione in superficie di nessuno in particolare. Un pò anche lui su Luciana, certo. Non un feeling travolgente, sia chiaro. Ma con De Francesco in Europa entra in consiglio regionale Loredana Pastore, altra quota rosa della regnanza di Fdi che da qualche parte deve pur planare.

Mettici qualche maschietto qua e là, mescola tutto insieme (senza esagerare) e viene fuori la corsa elettorale interna di Fausto Orsomarso. Prima il partito, poi gli altri si vede. Anzi, se non si vedono del tutto o si vedono pochino non è male. Idee più chiare invece, passioni necessariamente più nette per Wanda Ferro. Che ha una sola strada davanti a sé in vista del voto europeo. La "trasversale delle Serre" che dal Catanzarese porta dall'altra parte, lungo l'altra costa. È l'eurodeputato uscente Denis Nesci l'unico investimento elettorale del sottosegretario agli Interni. Nessun altro o altra. Il resto, ma proprio tutto il resto, molto sullo sfondo fino all'alienazione. Ferro è stata l'unica fin qui a inviare un "preventivo" a Roberto Occhiuto. Dopo il voto europeo le percentuali del potere di Calabria necessitano di nuovi equilibri in giunta regionale. Della serie, lo sguardo è altro e altrove. Ma non è dato sapere se la "sfida" la lancia più per convenzione di partito o piuttosto per innalzamento dell'asticella personale (in giunta mal rappresentata la sua "quota" non lo è, tutto sommato).

Ma tant'è. In qualche modo la corsa interna è partita. L'Europa un griffato palcoscenico per chi gioca dietro le quinte. Di fatto, l'un contro l'altro, ci si gioca quote di potere. Con un unico comune denominatore, più o meno per tutti dentro Fdi. C'è la numero uno dell'Anticorruzione della Cittadella in campo, sostanzialmente all'improvviso. Un pò troppo per prendere sotto gamba la faccenda. Non un fulmine a ciel sereno, Ersilia Amatruda. Ma un fulmine sì. E non è facile rintracciare chi non corre al riparo...