La premier fa grande sforzo di pazienza fra il caso Santanchè e le alleanze europee, mentre nella nostra regione i suoi si limitano ad abbaiare alla luna contro Forza Italia
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Il potere logora chi non ce l’ha, diceva Giulio Andreotti. Ma spesso anche per chi lo detiene non è sempre una passeggiata. Lo sa bene la premier Giorgia Meloni soprattutto in questo periodo. Fratelli d’Italia è alle prese con il presunto scandalo che riguarda il ministro al Turismo Daniela Santanchè. Lei oggi in aula al Senato ha provato a rispondere ad ogni addebito sulla gestione delle sue società, parlando della solita strumentalizzazione politica. Il Ministro ha ribadito di non aver ricevuto nemmeno un avviso di garanzia e che quindi il polverone ha una matrice ben individuata. Il problema è che in Fratelli d’Italia tutti sanno che sulle comunicazioni della Santanchè non è previsto voto in aula. Per il momento il Pd si è limitato a chiedere dimissioni, ma il problema è che non finirà certo qui.
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La vicenda è venuta a cadere proprio a ridosso dell’estate, periodo privilegiato per il gossip e la protagonista si presta benissimo all’argomento. Facile quindi prevedere che la vicenda avrà una lunga scia di pomeriggi in diretta, reportage e via discorrendo che rischiano di mettere in forte imbarazzo il Governo. Altro grattacapo sono le imminenti elezioni Europee con la Meloni che prova a fare l’equilibrista fra i suoi due principali alleati, la Lega che vorrebbe apparentarsi con la destra sovranista e Forza Italia con i liberali e i cattolici. Insomma per la premier c’è tanto da lavorare.
Anche in Calabria Fratelli d’Italia è in preda agli equilibrismi. Non è più un mistero che il partito locale sia infastidito dallo strapotere di Forza Italia che ha occupato quante più caselle possibili dentro e fuori la Cittadella. Per il momento, però, si limita ad abbaiare alla luna.
È successo con l’articolo inserito nella legge omnibus che va ad impattare sulla legge regionale per le fusioni. Il senatore Fausto Orsomarso aveva detto che forse su quell’articolo si poteva soprassedere con un approfondimento, così come chiesto dall’Anci. Invece niente. Dopo una mattinata convulsa il gruppo regionale ha votato l’emendamento in cambio di una generica promessa di un approfondimento che chissà quando avverrà.
Ancora più clamoroso è stato l’atteggiamento politico dei meloniani durante l’assemblea dell’Anci. Prima delle votazioni era stato diffuso un documento di rottura con Forza Italia alla quale veniva contestato il metodo di scelta del candidato di centrodestra, Rosaria Succurro. Nella nota si parlava di imposizione dall’alto e zero condivisioni con gli alleati, lasciando trasparire una critica all’atteggiamento forzista di volersi accaparrare ogni scranno.
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Il problema è che l’invettiva è rimasta sui giornali. È vero che Fratelli d’Italia in Calabria non può contare su tantissimi sindaci, ma qualcuno c’è ed amministra anche comuni importanti come ad esempio Locri o Cirò o Terranova da Sibari. La cosa incredibile è che nessuno dei sindaci è intervenuto nel corso dell’assemblea Anci per ribadire la posizione nella sede istituzionale deputata. Come se nessuno avesse avuto il coraggio di aprire una crisi. I sindaci meloniani si sono limitati all’astensione lasciando nei guai il partito che ha dato l’impressione di tirare il sasso e nascondere la mano. Anche nei giorni successivi non c’è stata nessuna altra presa di posizione ufficiale da parte dei massimi rappresentanti locali del partito.
Insomma la presunta insoddisfazione di Fratelli d’Italia per ora è fuoco che cova sotto la cenere. Qualcuno però dice che esploderà, subito dopo le Europee o anche prima se Roberto Occhiuto davvero dovesse candidarsi in prima persona. Fino ad allora, però, i meloniani abbaiano alla luna.