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«Al di là ed oltre le contingenze dell’attuale, caotica situazione del Consiglio e della Giunta regionale, ritengo ci si debba interrogare, seriamente, sul fondamento stesso della Politica (non a caso con la maiuscola) e della Democrazia, di ciò che si intende per governo, per amministrazione del bene comune, di partecipazione dei cittadini». Lo scrive il presidente della I Commissione consiliare Franco Sergio, in relazione all’immobilismo della politica regionale.
«Non so se, effettuando un sondaggio oggi, quali risultati otterrebbe il “progetto Oliverio” rispetto al 62% di consenso, che i calabresi ci avevano affidato a novembre 2014 con un “credito aperto” di speranza e cambiamento autentico. Certo, i problemi pregressi della Calabria sono tanti, immensi, complessi e, si sono persino aggravati in questi mesi non per colpe dirette ma per una contingenza generale. Basti citare Sanità, lavoro con la crisi delle imprese e l’aumento della disoccupazione, viabilità e trasporti in generale (A3 docet e sembra allontanarsi la data di riapertura del Viadotto Italia in quanto la Procura avrebbe rimandato indietro le perizie Anas), flussi di immigrati, degrado ambientale. Per converso però una serie di “infortuni” ha zavorrato il cammino della Giunta e della coalizione: la tanto conclamata modifica dello Statuto con una miriade di cavilli usciti a getto continuo, dopo 5 mesi non consente ancora di definire gli assetti di Giunta. L’inutile “braccio di ferro” col governo centrale sulla nomina del commissario per la sanità, pur in presenza di un noto impedimento formale (legge di stabilità che chiaramente sancisce l’incompatibilità); la goffa gestione del “caso Lanzetta-De Gaetano”. Alla luce dei fatti poi accaduti, sembra quasi vi sia stata una regia esterna che ha “pilotato” un caso altrimenti incomprensibile. Rimborsoli e le vicende ad essa collegate sono solo uno dei sintomi della palude politico-istituzionale in cui si è auto-immersa la coalizione di centro-sinistra che quasi quasi però così sembra connotarsi più come un “monocolore degli individualismi del PD” che non una vasta e plurale area di sensibilità diverse che hanno contribuito enormemente ad orientare i consensi di quel famoso 62%».
A questo punto Franco Sergio, eletto “a sorpresa” nella lista civica “Oliverio presidente”, entra nella diatriba su giunta con solo esterni o no: «Diceva il presidente Lincoln “democrazia è governo del popolo, per il popolo, attraverso il popolo”. Scrivono da sempre i pontefici nei documenti di Dottrina Sociale che una democrazia senza il consenso e la partecipazione del popolo non fa il bene comune dei cittadini ma si trasforma in tecnocrazia ed apre la strada al dispotismo. Al di là dei nomi che rimbalzano quali nuovi assessori, poiché in politica vi sono regole scritte e non, che sanciscono che chi si candida - e pur sostenuto da un apparato consolidato - ma viene bocciato dai cittadini, non può essere imposto a scapito di chi è andato fra il popolo a sostenere il progetto politico del candidato presidente. Circa le risorse dette “esterne”, un contributo di persone qualificate su alcuni specifici, ben circoscritti, versanti tecnici può risultare utile ma esautorare totalmente il principio della rappresentanza popolare comporta inevitabilmente – oltre i nominalismi ed i desideri dei singoli – un’ennesima delegittimazione di democrazia, politica partecipativa e soprattutto, rispetto di quelli che vanno a votare -. Gli altissimi tassi di astensionismo crescente si spiegano con la sfiducia, il malcontento verso le cattive gestioni delle istituzioni ma anche col diffusissimo discorso che recita “a che serve votare se poi chi viene scelto non può rappresentare gli interessi dei territori che lo ha espresso”. Mentre discutiamo del “sesso degli angeli” la gravità delle tante criticità aumenta (notizie di oggi riaprono il “fronte agricoltura” e dei nuovi poveri che sono sempre di più), la disoccupazione giovanile quasi al 60% ed un lavoratore su 4 è irregolare. “Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur”».
Franco Sergio conclude: «Quando si afferma reiteratamente che la nuova Giunta avrà un alto profilo tecnico, morale e professionale, senza includere però i legittimi soggetti istituzionali (gli eletti) cosa dovrebbe significare? Secondo la vecchia analisi logica, che gli eletti non valgono nulla. Ebbene per gestire questa fase tragica e per tentare di uscire dal pantano, forse sarebbe meglio una sorta di “giunta istituzionale” con i capigruppo consiliari per rinsaldare i rapporti con tutti i partiti e le liste che hanno vinto le lezioni e fortificare la coalizione stessa. Propongo ciò al netto di autoreferenziali candidature e scevro da qualsiasi ambizione poltronistica perciò continuerò a svolgere con coerenza il ruolo istituzionale affidatomi dal popolo sovrano con spirito costruttivo in coerenza col progetto originale e nessuno si illuda di limitare il diritto di espressione, anche critica, se necessario».