«Il territorio torna finalmente protagonista, Forza Nord!». Umberto Bossi primi anni Novanta? Per niente proprio, e non è neanche leghista il contenitore e l'ispirazione dell'adunata orgogliosamente padana di qualche ora fa. I tempi cambiano.

È dentro il partito azzurro di Totò Tajani che si autobattezza una insidiosa “costola” di Forza Italia, dal nome tutto fuorché evocativo nel senso che dice già abbastanza, Forza Nord. «Libera associazione» come la definisce Tajani (un po' alla napoletana) che a Sesto San Giovanni fa foto inaugurali, brindisi e nastri bagnati con bollicine. “Proprietario” dell'ispirazione è Flavio Tosi, ex colonnello leghista e sindaco di Verona fino all'ascesa per lui inguardabile e insopportabile di Matteo Salvini. Oggi Tosi è coordinatore di Forza Italia in Veneto ed è lui al centro della scena a Sesto San Giovanni. Un comitato interno a Forza Italia, con la “benedizione” di Totò Tajani, che si richiama alla forte identità settentrionale da preservare, specificità del Nord del Paese rimaste fuori schema (e fuori fattura) dopo le ultime strategie politiche di Salvini.

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Evidente l'attrazione nei confronti dei leghisti delusi, la vecchia Lega Nord non costretta ad arrossire quando c'è da dichiarare per chi fare il tifo, il Nord appunto. E se a Roma Forza Italia “vende” l'immagine a tratti muscolare di un partito capace di mettersi di traverso sull'autonomia differenziata (ovviamente se ne parla dopo il voto per “l'arrosto”, per adesso è il “fumo” a farsi preferire) a Sesto San Giovanni sotto la bandiera azzurra nasce Forza Nord. Che non è difficile immaginare cosa pensi proprio del decreto Calderoli. Potremmo essere ben oltre. Borbonici sotto Roma, con l'ampolla del Dio Po tra Sesto e Verona e con un'unica grande bandiera elettorale per tutti, quella di Forza Italia. Un partito alla “napoletana”, quello disegnato da Tajani per le Europee in ogni angolo del Paese. «Forza Nord è un'associazione libera, non una corrente» precisa il leader nazionale di Forza Italia. «Parlare alle imprese del Nord non vuol dire rinunciare al Sud». Forza Nord «mira a promuovere e valorizzare l'identità del Nord Italia, con particolare attenzione al sistema di imprese, al tessuto produttivo ed al territorio».

Liberali al Nord, popolari al Sud. Vicino alle fatture da Firenze a salire, assistenzialisti accaniti e caritatevoli con i reduci del reddito di cittadinanza sotto Napoli. Sanità pubblica sotto, o quel che è rimasto ormai. Tutti a curarsi nel Lombardo-Veneto a pagamento sopra, che peraltro è eccellenza vera. Riuscirà nel “miracolo” Totò Tajani? Il suo sguardo vesuviano sarà in grado di vendere la Fontana di Trevi ai conterranei sparsi in giro? Qualcuno ha chiesto a Flavio Tosi cosa pensa dell'autonomia differenziata?

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Nell'attesa Totò Tajani è capolista sulle schede azzurre in modalità stratificata, cioè ovunque. Anche, e soprattutto, al Sud. Anche, e malgrado tutto, nella disfida di Calabria dove il presidente di Regione gioca dietro la sua sagoma la più insidiosa delle conferme al vertice del potere. Forza Italia deve fare la “prestazione” a tutti i costi in Calabria, il messaggio di Roberto Occhiuto è chiaro ed esplicito ai naviganti.

Le conseguenze in senso contrario potrebbero non promettere nulla di buono. Un conto però è la poesia, la teoresi elettorale. Altro è la prosa e altro ancora è andare a pescare consensi nel ventre del voto moderato conterraneo non del tutto impegnato altrove. Al netto della partita che ogni consigliere regionale di maggioranza deve giocare necessariamente per sé e per il suo partito (Mancuso, per ultimo, un brutto colpo) e al netto della retromarcia di Pino Galati (probabilmente anche irretito dalla presenza di Vincenzo Speziali con Renzi e Italia Viva) che voto moderato e “libero” riesce a intercettare la partita in doppio Occhiuto-Tajani?

Alcune dinamiche interne al centrodestra in consiglio regionale non aiutano di certo. Il congresso elettorale della Lega di Calabria. L'attrazione di Fratelli d'Italia nei confronti di alcuni del gruppo Misto a partire da Katya Gentile (disfida di famiglia stavolta, con Pino verso Meloni e Tonino ad attendere “grazia” azzurra ancora, ma non per molto, per il figlio Andrea). Per non dire dell'occhio vigile della Chiesa e della Cei che dopo decenni scende palesemente in campo da queste parti contro l'autonomia differenziata e l'egoismo del grande Nord. Proprio quello che Flavio Tosi, sotto la bandiera di Forza Italia, vuole preservare.