Azzurri più vicini ai dem mentre il gruppo Occhiuto è pronto ad abbandonare Tajani per abbracciare il "partito" di Piersilvio Berlusconi. Nei Cinquestelle tutti i calabresi preferiscono l'avvocato del popolo al fondatore
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La ripresa autunnale della politica potrebbe riservare scenari inediti con un rimescolamento di carte nei partiti. Scenari nei quali il ruolo della Calabria non sarebbe di secondo piano. Da tempo si registra l’insoddisfazione della famiglia Berlusconi sulla linea politica di Antonio Tajani, accusato di essere troppo prono alla premier Meloni con cui i Berlusconi hanno ogni giorno di più differenze di vedute, a partire da una serie di interessi economici confliggenti con quelli della famiglia.
Il punto politico ufficiale è una maggiore sensibilità ai diritti civili e sociali come dichiarato in un'intervista al Corsera da Marina, ma si mormora di un avvicinamento costante al Pd e al centrosinistra, testimoniato anche dal passaggio repentino di Matteo Renzi con i suoi vecchi amici. Sullo sfondo l’ipotesi di una scesa in campo di Piersilvio che manderebbe a casa Tajani.
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Musica per le orecchie di Roberto Occhiuto che non ha mai digerito l’esito del congresso nazionale di Roma in cui Tajani ha impedito le votazioni a seggi già montati e quindi un ruolo di leadership al presidente della Calabria relegato a quello di vicepresidente vicario insieme a Bergamini, Cirio e Benigni. Molti giornali nazionali danno infatti tutto il gruppo Occhiuto pronto ad abbandonare il ministro degli Esteri ed abbracciare il nuovo corso. Lo ha scritto due giorni fa “Il Riformista”, dà nuovi particolari oggi “Il Fatto Quotidiano”. Una maggioranza Ursula alla calabrese, come abbiamo già avuto modo di scrivere, potrebbe garantire ad Occhiuto anche una eventuale seconda ricandidatura alla presidenza della Regione visto il deserto di leadership nel centrosinistra calabrese. Ma questi, sono discorsi ancora futuribili.
Restando nel campo largo, tiene banco il dibattito nel M5s con lo scontro fra il fondatore Beppe Grillo e l’avvocato del popolo Giuseppe Conte. Il primo ha richiamato tutti alle regole originarie del Movimento, a partire dal divieto per i due mandati, nato come argine contro la casta. Conte ha replicato a muso duro dicendo che tutto è cambiato. Lo dimostrerebbero anche i fatti ovvero la debolezza del movimento sui territori dovuto anche all’assenza di una classe dirigente preparata.
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Questa sembra essere la linea principale fra i grillini. Non a caso “Il Fatto Quotidiano", quasi un house organ dei grillini, oggi definisce Grillo semplicemente “il comico”. La partita riguarda molto da vicino la Calabria, una delle poche regioni in cui il movimento ha tenuto alle ultime europee. Se nel resto d’Italia le percentuali pentastellate sono state da svendita (9.99), in Calabria si è arrivati ad un lusinghiero 16,18%. Qui nessuno ha dubbi visto che quasi tutti sono fortemente legati a Conte. Lo è ad esempio l'europarlamentare cosentino Pasquale Tridico che Conte volle a presidente dell’Inps; lo è anche Vittoria Baldino, vicecapogruppo e volto televisivo del Movimento. Non a caso lei stessa, interpellata nei mesi scorsi da LaC, aveva detto che il Paese è cambiato e anche noi, forse alcune regole che ci eravamo dati non hanno più ragion d'essere. Ma la leadership di Conte non è in discussione».
Anche perché è una leadership che apre al campo largo che un domani potrebbe contenere anche Forza Italia.