Evapora nelle ultime ore il tentativo di avere la vicepresidente della Camera candidata al Sud per le elezioni europee. Berlusconi sarà il capolista per bloccare sul nascere qualsiasi tentativo di attacco alla leadership sua e di Tajani. Per salvare il salvabile decisa la candidatura di Giuseppe Pedà, già allertato nei giorni scorsi. Sempre più incerta la candidatura alle regionali del primo cittadino di Cosenza
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Un’altra tegola sulle strategie elaborate da Jole Santelli e Roberto Occhiuto che, ultimamente, sembrano aver smarrito il tocco magico di qualche anno fa. Dopo l’incomprensibile accelerazione sul nome di Mario Occhiuto che ha causato più problemi interni che benefici, adesso anche il tentato golpe per le elezioni europee è andato a farsi benedire.
Da tempo era in atto una moral suasion dei vertici calabresi sul nome di Mara Carfagna che negli ultimi mesi ha aumentato la presenza in Regione in maniera esponenziale. Addirittura durante una delle tante convention organizzate da Francesco Cannizzaro a Reggio, la vicepresidente della Camera era stata indicata come possibile nuovo presidente del partito per “ringiovanire” la leadership. Era sembrato un estemporaneo attacco al presidente Antonio Tajani referente del gruppo dei dissidenti calabresi e uomo che ha tenuto il dialogo con la componente legata ai fratelli Gentile.
In realtà di estemporaneo c’era poco. E lo si è capito nelle ultime settimane e nelle ultime giornate in particolare con l’invito espresso da parte di alcuni parlamentari meridionali, e tra questi Roberto Occhiuto, di candidare Mara Carfagna nella circoscrizione Sud. Al quale era seguita la disponibilità della stessa Carfagna.
I colonnelli di Berlusconi hanno fiutato il pericolo e individuato il tentativo di sovvertire gli organigrammi attraverso una manovra con le radici nel Sud e hanno bloccato l’operazione. Tanto che nella lista consegnata qualche ora fa per il Meridione, Mara Carfagna non è in elenco e capolista risulta proprio Silvio Berlusconi che adesso sembra intenzionato a voler usare il pugno duro.
Ed in Calabria il rischio debacle è stato avvertito in pieno, tanto che il coordinamento è corso subito ai ripari confermando la missione del soldato Giuseppe Pedà che era già stato allertato negli scorsi giorni. Annientato il piano Carfagna e con i dissidenti che boicotteranno le urne, il rischio di vedere evaporare il consenso è altissimo. E i vertici romani non perdonerebbero un’emorragia di risultati dopo le scelte altamente divisive assunte d Jole Santelli e dal coordinamento regionale negli ultimi tempi che hanno comportato numerosi abbandoni. E quindi c’era bisogno di un uomo radicato sul territorio in grado di intercettare voti e la scelta è ricaduta su Pedà che rimetterà in moto la sua sempre pronta macchina elettorale. Basterà? Lo vedremo dopo il 26 maggio. È chiaro, però, che la bocciatura di Mara Carfagna rimane un altro e pesante indizio sulla circostanza che la linea politica calabrese comincia ad essere mal sopportata a Roma. E le conseguenze sulla proposta di candidatura di Mario Occhiuto potrebbero essere nefaste.
Riccardo Tripepi