Si fa durissima la partita dentro Forza Italia. A livello nazionale, così come a quello locale. Il partito è andato male alle politiche e ancora peggio alle amministrative. La leadership della coalizione che e che potrebbe essere (Fi, Lega e Fdi) è saldamente nelle mani di Matteo Salvini, mentre Silvio Berlusconi arranca.

Vittorio Feltri dalle colonne di “Libero” ha scritto un lunghissimo editoriale in cui analizza senza pietà la crisi degli azzurri e invoca, anche lui, la riorganizzazione. “Silvio se ci sei batti un colpo. Oppure ritirati” il titolo roboante scelto dal direttore.

Certo è che un partito ormai stabilmente sotto il 10% nelle principali città italiane e che i sondaggi continuano a mostrare in discesa, non può certo fermarsi ad aspettare che passi la tempesta.

 

Ed allora si pensa a nuovi direttori, alla promozione di Antonio Tajani, all’ipotesi di uomini nuovi (?) come Adriano Galliani e alla rotazione dei coordinatori regionali per ricucire con i territori.

La rifondazione, però, con il partito così debole ha scatenato una guerra tra le fazioni. E in Calabria se ne ha uno spaccato plastico. Pur non sapendo se la nostra Regione rientri o meno tra quelle che vedranno cambiati i coordinamenti regionali, la battaglia per la successione è partita ed è senza esclusione di colpi.

 

Il duello tra Nino Foti vice responsabile nazionale degli Enti locali del partito e il suo superiore (coordinatore nazionale) Marcello Fiori è indicativa del clima che si respira nel partito. Foti, di diritto tra i dissidenti calabresi rispetto alla gestione Santelli-Occhiuto, aveva attaccato frontalmente la coordinatrice regionale del partito. Fiori lo ha di fatto zittito, ribadendo la fiducia in Jole Santelli e minacciando provvedimenti per Foti. Roba da scatenare un putiferio mediatico o magari le dimissioni del reggino. La querelle, invece, si è subito inabissata nelle cavità carsiche del partito. Nessuno dei big locali è uscito a difesa della Santelli. Nessuno a difesa di Nino Foti.

 

A dimostrazione del fatto che accanto alla partita pubblica e ufficiale se ne sta giocando un’altra sotto traccia. Ed è la seconda che sarà determinante.

Qualche giorno prima rispetto all’uscita di Foti sulla stampa, a Cosenza, c’è stata una riunione assai riservata alla quale hanno preso la stragrande maggioranza dei “dissenti” che si riconosce nelle posizioni dei fratelli Gentile e spinge per la candidatura alle regionali di Piero Aiello. Dalla riunione è emersa ancora una linea piuttosto attendista con i fratelli Gentile che hanno intenzione di aspettare ancora, così come è stato richiesto da Antonio Tajani.

 

Gli spazi e i modi per trovare le soluzioni, però, sono sempre più risicati. Anche perché seppure la posizione di Jole Santelli potrebbe essere messa in discussione, stanno quasi a zero le possibilità di far traballare Roberto Occhiuto. Anzi il parlamentare cosentino sembra sempre più in ascesa e ormai, come dimostrano le sue dichiarazioni e i suoi tweet, parla sempre più spesso a nome del partito nazionale.

Scontata la domanda tra i dissidenti: ma pur senza Santelli, la convivenza tra gli Occhiuto e i Gentile è possibile?

Una domanda sulla quale si gioca il futuro degli azzurri. Sia di quelli che resteranno, sia di quelli che andranno se non saranno garantiti loro spazi adeguati di agibilità democratica. Una eventuale fuoriuscita di gruppo potrebbe poi dare nuova linfa a quel civismo di nuova gestazione che prova a tenere in vita le flebili possibilità di sopravvivenza dei partiti tradizionali che hanno caratterizzato la fase bipolare della nostra politica.

 

Riccardo Tripepi