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Mentre sul rettangolo verde di San Luca si celebra l’inno alla legalità, alla riconquista di un territorio difficile, da parte dello Stato, pochi metri più in là, in disparte, si consuma uno strappo definitivo, quasi impossibile da colmare. Un conflitto latente sin dalle prime battute della campagna elettorale per le politiche, tenuto in sordina per amor di partito, ma venerdì mattina deflagrato in tutta la sua veemenza. Uno scontro ravvicinato, vis-à-vis, caratterizzato, a tratti, da toni poco edificanti. A San Luca, infatti, va in onda l’ufficiale dichiarazione di “guerra” fra il deputato Francesco Cannizzaro ed il senatore Marco Siclari. Una scena andata avanti diversi minuti, fra gli sguardi attoniti delle persone a loro vicine, con toni talmente alti da essere uditi anche dalle autorità presenti a pochi metri. Materia del contendere, inutile persino rimarcarlo, è la guida di Forza Italia a Reggio Calabria. Da un lato Cannizzaro, che riteneva ormai acquisita la sua leadership incontrastata; dall’altro Siclari, che non ha mai fatto mistero di non accettare tale direzione senza prima aver detto la sua.
Per la verità, a schiumare rabbia è soprattutto il deputato della Repubblica, Cannizzaro. La scena è sostanzialmente questa: l’ex delfino di Antonio Caridi che urla, agita le mani e si avvicina al collega di partito che lo fissa con sguardo di ghiaccio. L’ex assessore del Comune di Santo Stefano d’Aspromonte pronuncia una frase che riecheggia in un momento di silenzio, mentre parte della stampa e degli invitati (non tutti, per fortuna) sono distratti dalla presenza del ministro Boschi. La frase, udita a diversi metri di distanza, è sostanzialmente questa: «Vuoi la guerra? Mi inviti a nozze!». Certo, si parla di “guerra” in termini politici, ma pur sempre di conflitto si tratta. In un efficace ed inequivocabile dialetto reggino, Cannizzaro domanda al “rivale” (sempre a volume altissimo) se pensi davvero di riuscire a non fargli ricoprire l’incarico di coordinatore del partito per Reggio Calabria. Impossibile ascoltare la risposta di Siclari, che parla con toni estremamente bassi. Una spiegazione che Cannizzaro, però, non gradisce molto, considerato il suo continuo agitarsi. Un siparietto andato avanti per un pezzo, mentre dall’altra parte ci sono ospiti del calibro del ministro Boschi, del procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho e del prefetto Michele Di Bari. Ma si sa, quando un conflitto scoppia in tutta la sua potenza, tempo, luogo e contesto diventano secondari. Riusciranno a firmare un armistizio gli unici due parlamentari del centrodestra eletti all’uninominale in Calabria? Chissà. Sicuramente i rumors giornalistici degli ultimi giorni hanno trovato il crisma dell’ufficialità in quel di San Luca, lì dove la “guerra”, per dirla come l’ex braccio destro di Caridi, si è aperta senza più ipocrisie. Certo, un interrogativo è legittimo: cosa ne pensano Santelli&Co. di tutto questo? Sarà necessario un intervento “dall’alto” per riportare tutti entro i confini della normale dialettica politica? Una certezza al momento c’è: per un campione delle preferenze come Cannizzaro non è un periodo fortunato, fra la questione del doppio incarico e la tanto agognata guida del partito. E con i venti d’elezioni a breve termine e governi di tregua che spirano da Roma, il nervosismo pare sia solo all’inizio.
Salvador