Nei giorni scorsi Roberto Occhiuto ha fatto capire di essere pronto a difendere il fratello Mario anteponendolo agli interessi del partito
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È allarme rosso in casa Forza Italia. Alle prese con la “campagna acquisti” di Matteo Renzi che oggi ha strappato al Cav l'ex coordinatore regionale in Veneto, Davide Bendinelli, e con i forti malumori degli antisovranisti azzurri, che non vogliono fare da ruota di scorta a Matteo Salvini e a Fdi e, per ragioni diverse, meditano di lasciare la 'casa madre' per dar vita a un nuovo polo moderato di centrodestra, senza Silvio Berlusconi, alleato del Carroccio e dialogante con Italia Viva. C'è chi li chiama i nuovi responsabili, perché nessuno di loro vuole andare al voto e sono pronti a tenersi le mani libere, soprattutto al Senato dove i 'numeri' sono ballerini, offrendo, se serve, una ciambella di salvataggio al Conte bis.
A complicare le cose nel partito azzurro, anche il caso della Calabria, con Roberto Occhiuto fortemente tentato di lasciare Fi se dovesse restare il veto della Lega (come ormai sembra essere scontato) sulla sua candidatura e quella del fratello Mario alla presidenza della Regione. Nei giorni scorsi, apprende l'Adnkronos, l'attuale vicepresidente vicario del gruppo di Fi alla Camera sarebbe stato molto chiaro con i suoi: in presenza di un veto sul mio cognome, tra cognome e appartenenza politica scelgo il cognome...
Per conoscere il destino di Occhiuto bisognerà solo aspettare 48 ore: tra oggi e domani Berlusconi e Salvini dovrebbero vedersi o sentirsi al telefono per una decisione definitiva sul caso Calabria. Una volta ufficializzato il candidato governatore (in pole c'è sempre la coordinatrice regionale azzurra Jole Santelli), Occhiuto, raccontano, annuncerebbe l'addio per una scelta di coerenza. Non è passato inosservato, ieri, a Montecitorio, il lungo colloquio a tre su un divanetto del Transatlantico, tra lo stesso Occhiuto e due malpancisti azzurri come Renata Polverini e Osvaldo Napoli, che starebbero lavorando per provare a costruire un gruppo parlamentare autonomo alla Camera, coinvolgendo tutti i moderati che non si riconoscono sovranisti. Stesso operazione starebbero facendo a palazzo Madama i 'totiani', Paolo Romani in testa, e alcuni azzurri come Massimo Mallegni.
Continuano, intanto, le grandi manovre al centro in Parlamento. Oggi l'ex coordinatore regionale azzurro in Veneto, il deputato Davide Bendinelli è passato con 'Italia Viva', mentre il senatore Ugo Grassi, eletto con i Cinque stelle, ha aderito alla Lega. Due 'cambi di casacca' che fanno discutere, aprono un 'caso' nei rispettivi partiti, Fi e M5S, e confermano lo scouting in corso sia alla Camera che al Senato dei 'due Mattei', ovvero Matteo Salvini e Matteo Renzi, determinati ad allargare i confini dei propri movimenti, anche in preparazione delle prossime politiche.
Con l'addio di Bendinelli, in particolare, torna lo spettro dell'opa renziana in casa Berlusconi, dove si temono altre 'perdite', soprattutto sul fronte moderato, con la scissione degli antisovranisti vicini a Mara Carfagna, dei 'totiani' e di chi, come Mallegni e Polverini, vogliono staccarsi dalla Lega e dialogare con Renzi ma non allearsi con l'ex rottamatore. Circolano con insistenza le voci di un gruppo autonomo a palazzo Madama: già domani potrebbero aderire al Misto almeno una decina di parlamentari che sperano nella Carfagna come 'front woman' di un nuovo polo moderato di centrodestra (l'ex ministro ci sta ancora pensando).
Se al Senato, a sentire i 'totiani', non ci dovrebbero essere problemi, la Camera resta un'incognita. ''12-13 deputati sono pronti al grande passo'', giura un malpancista di Fi. Si tratterebbe, raccontano, dei cinque esponenti di 'Cambiamo' più vari forzisti, a cominciare dalla Polverini. Tra gli 'scissionisti', si fa, dunque, anche il nome di Occhiuto, amareggiato dalla gestione del candidato governatore nella sua Calabria, che potrebbe dimettersi alla presentazione delle liste civiche a sostegno del fratello Mario (attuale sindaco di Cosenza), determinato a correre da solo.