Raffaele Fitto ha completato il suo tour calabrese. Dopo la tappa di Lamezia, l’ex delfino di Berlusconi è arrivato a Reggio Calabria per lanciare anche nella nostra Regione “Direzione Italia”. Ad accoglierlo due big della Forza Italia reggina che non c’è più e cioè l’ex presidente della Provincia Giuseppe Raffa e l’ex coordinatore provinciale degli azzurri Roy Biasi, oltre ad una serie di amministratori locali che dopo la fine della Provincia hanno deciso di seguire Raffa nella sua nuova avventura politica. Può darsi per sugellato ormai anche il divorzio tra Raffa e l’ex parlamentare Nino Foti. Un sodalizio durato lunghi anni che fece fronte contro lo scopellitismo imperante in città arrivando fino all’elezione di Raffa presidente della Provincia.

 

Raffaele Fitto ha illustrato alla platea arrivata alla sala Monteleone di palazzo Campanella gli obiettivi della nuova forza politica. «Noi crediamo che l’unico modo con il quale si possa riunificare il centrodestra è quello di un confronto libero e democratico aperto – ha affermato - Siamo reduci da alcune esperienze che negli ultimi anni hanno portato il centrodestra a perdere migliaia di elettori. Le ultime elezioni amministrative nelle grandi città, come Roma, Torino o Milano, hanno dato la sensazione chiara di come un centrodestra in affanno si riunisca nelle stanze chiuse di qualche palazzo per provare a trovare un accordo che risulta inevitabilmente perdente. Noi proponiamo, invece, un metodo nuovo, di regole, che è quello delle primarie. Ma non primarie farsa, o fotocopiate dall'esperienza non positiva della sinistra. Servono primarie vere con regole chiare e condivise che possano consentire un dibattito franco e aperto sui programmi, innanzitutto, e che possano anche servire ad individuare un leader che guardi al futuro».

 

Impostazione condivisa anche dal presidente Raffa: «E’ una nostra antica battaglia quella sul ruolo e l’importanza che i cittadini devono avere sulle dinamiche politiche. Con Raffaele Fitto abbiamo un’opportunità importante per rovesciare gli schemi abituali e fare in modo che siano territori e associazioni a determinare le nostre scelte».

 

Riccardo Tripepi