Quanto successo ieri in consiglio comunale, a Catanzaro, ha cristallizzato un dato. Inoppugnabile. L’abilità di Nicola Fiorita e l’ingenuità di Valerio Donato, sempre politicamente parlando s’intende. Perché il primo ha realizzato in Aula quel campo largo, per non dire larghissimo, che invece ha soffocato il secondo nelle sue spire in campagna elettorale e, soprattutto, in prossimità del ballottaggio. Un’autentica beffa, insomma, se si pensa che all’appuntamento decisivo con le urne del 27 giugno scorso, la gran parte delle componenti (e dei componenti) di centrodestra della coalizione denominata Rinascita ha mollato Donato. Circa 24 ore fa, al contrario, il neosindaco ha centrato l’importante obiettivo dell’elezione di un presidente del civico consesso nella persona di Gianmichele Bosco, in pratica una sorta di alter ego, grazie al determinante appoggio dell’ala talliniana e non solo. Dalla parte della nuova maggioranza di centrosinistra, nata ieri in virtù dei 18 voti (la maggioranza semplice) andati a Bosco, si è infatti schierato il centrodestra.

Non tutto, sia chiaro. Ma nemmeno soltanto il gruppo riconducibile a Tallini. In cui non sembra ad esempio più gravitare, quantomeno in maniera organica, Luigi Levato e del quale in particolare non fa parte Rosario Lostumbo (altro indiziato di essere diventato un tifoso di Fiorita così come forse Giorgio Arcuri nel novero però di coloro che non si espongono in tal senso). E che dire poi di Sergio Costanzo, di cui non c’è certezza di dove stia o con chi o per quanto tempo. Mai. Mentre fra i neoFiorita boys, vicini a Tallini, si possono annoverare Manuela Costanzo e Francesco Scarpino con la prima, pur “fregata” nella corsa alla vicepresidenza del Consiglio in cui si è fermata a quota 16 contro le 11 preferenze raccolte guarda caso da Scarpino e quindi a un passo dalle 17 utili per ottenere la carica, che è addirittura arrivata al punto - nel suo perfetto stile - di esibire la scheda elettorale a favore di videocamera della diretta web della seduta con il nome di Bosco a cui aveva appena dato il voto. Ma si diceva del candore di Donato emerso, per l’ennesima volta ieri, quando ha rivendicato il diritto alla privacy, mostrandosi piccato perché fosse trapelata la notizia della sua assenza a inizio agosto per il viaggio di nozze. Una lamentela, magari anche giusta sotto il profilo formale, che non tiene però conto della condizione attuale di pubblico amministratore della città e quindi di politico.

Status che lo espone necessariamente alla violazione della vita privata, tanto da far apparire il disappunto mostrato di fronte alla diffusione della notizia relativa alla sua legittima partenza per festeggiare il matrimonio simile alle doglianze di qualche concorrente del Grande Fratello il quale in passato invocava il diritto alla propria intimità pur avendo scelto di partecipare a un gioco in base a cui si viene filmati H24. Stesso dicasi per il rapporto attuale con Costanzo, divenuto di feroce contrapposizione in Aula dopo l’alleanza dei mesi scorsi. Certo non è che Donato debba subire i rimbrotti di Costanzo senza colpo ferire. Ma nemmeno può stupirsi più di tanto di quanto verificatosi dopo aver assistito - da cittadino catanzarese - alla retromarcia di Costanzo, legittima e giustificata o meno per carità, con Enzo Ciconte o altri leader del centrodestra che aveva in precedenza appoggiato. Comunque sia, bisogna pure registrare la presenza in assise della consigliera e deputata Wanda Ferro in rappresentanza di Fratelli d’Italia pur con il volto tumefatto a causa del morso di un cane. Ferro però, finalmente libera da impegni alla Camera e dal Covid, ha in pratica annunciato la rinuncia al seggio in favore della prima dei non eletti Anna Chiara Verrengia (figlia dell’ex assessore comunale, Emilio) e oltretutto raccomandato ai colleghi: «Non trasformiamo quest’assemblea in una curva di ultrà».