In attesa di conoscere la data del prossimo civico consesso di Catanzaro (magari aspettando Valerio Donato al rientro da un po' di giorni di vacanza), all'inizio di una settimana che si annuncia molto calda nell'ambiente politico locale non solo perché si è ai primi di agosto, il neosindaco sfoglia nervosamente la margherita.

Nicola Fiorita è infatti spasmodicamente impegnato nella ricerca della strategia da attuare a Palazzo De Nobili per proseguire il suo cammino senza intoppi dopo il passaggio chiave dell'elezione del presidente del consiglio comunale, rimasta clamorosamente in sospeso nella seduta di giovedì scorso. Una votazione fondamentale che, se non dovesse premiare il grande aspirante Gianmichele Bosco o comunque un fioritiano doc, segnerebbe il primo brusco stop della "perigliosa avventura" di un primo cittadino ancora all'esordio. Un Fiorita che però, alla luce dell'ormai conosciuta "anatra zoppa" ovvero della mancanza di una maggioranza a supporto in assemblea, di rospi ne ha già dovuto ingoiare più d'uno e tutto lascia presagire come dovrà mangiarne altri. E belli grossi, anche. Tant'è vero che per ora è stato costretto a (ri)modulare il team di collaboratori immaginato sulla base delle esigenze contingenti.

Le concessioni fatte in Giunta e nello staff

Il sindaco ha dovuto fare delle concessioni per non far saltare il banco sin da subito, dando spazio sia in Giunta (con almeno una poltrona), quanto addirittura nel suo staff (in cui ha "sacrificato" senza colpo ferire un paio di postazioni), a figure notoriamente legate al centrodestra. In due casi particolari, segnalati da soggetti organici, uno su tutti, a quello stesso schieramento e ancor di più al fronte abramiano. Un gruppo di potere in passato formato pure da Mimmo Tallini e altri noti esponenti di una parte politica molto distante, per non dire agli antipodi, dal "sentiment" di Fiorita e di coloro da cui è affiancato.

L’idea per superare l’impasse determinatasi

Alla luce dell’attuale stato di cose, qualcuno vicino al neosindaco visibilmente contrariato dalla situazione per certi versi kafkiana venutasi a determinare per la verità a causa di una cervellotica legge elettorale, in modo forse machiavellico, ma di sicuro pragmatico, avrebbe in animo di suggerirgli una sorta di via d'uscita per superare l'impasse. A cominciare dalle sabbie mobili sorte proprio in occasione del primo atto fondamentale di un qualunque gruppo chiamato a guidare un ente o istituzione (a maggior ragione se complesso e importante come il Municipio di un capoluogo di regione): l'assegnazione della presidenza dell'assemblea. Ragion per cui, invece di mercanteggiare o mediare su ogni singolo provvedimento con taluni consiglieri eletti nelle file di Rinascita oltretutto bersagliati da feroci critiche in campagna elettorale proprio da un centrosinistra che non li riteneva idonei alla riconferma (eufemismo!), l'intento potrebbe essere di puntare su un'Amministrazione della "non sfiducia" o di solidarietà cittadina.

Una possibile nuova realtà politica all’orizzonte

Una nuova realtà politico-amministrativa potrebbe passare dal dialogo alla luce del sole con il leader di Rinascita e competitor sconfitto da Fiorita al ballottaggio Donato, e qualche fedelissimo di quest'ultimo in Aula, in qualche modo ispirata all'esecutivo Andreotti-ter varato in Parlamento a fine luglio del 1976. Peraltro il primo Governo italiano con una donna ministro, Tina Anselmi al Lavoro, definito appunto della "non sfiducia" o di solidarietà nazionale in virtù della sua costituzione grazie all'astensione in Parlamento dell'allora Pci di Enrico Berlinguer.

Un decisivo appoggio esterno alla Dc, quello in sostanza garantito dai comunisti del tempo, che il primo cittadino del capoluogo potrebbe invece chiedere alla ristrettissima cerchia donatiana formata al massimo da tre-quattro elementi, ma con qualcun altro soggetto "affine" a questa micro-area disponibile ad aggregarsi. Ne basterebbero uno o due, al massimo, in aggiunta ai due-tre di sicuro accanto a Donato. Progetto, ancorché ardito e non certo di facile realizzazione per una serie di motivi, che però se portato avanti e concretizzato potrebbe consentire al blocco fioritiano, se non proprio di guidare la città come avrebbe voluto imboccando una direzione ben definita, quantomeno di provare ad attuare larga parte del programma di gestione stilato. E, ancor di più, pure di marginalizzare tantissimo i cosiddetti peones e "battitori liberi" del Consiglio. Il riferimento è a Sergio e Manuela Costanzo, Luigi Levato e forse pure a Francesco Scarpino, Rosario Lostumbo e Giorgio Arcuri. Gente a cui il sindaco è allo stato attuale di volta in volta obbligato a chiedere i voti necessari a far passare le varie pratiche che la Giunta licenzia (disponendo, almeno sulla carta, di appena 14 consensi), ma senza alcuna base di condivisione politica. Ovvio, dunque, che il piano descritto poc'anzi con l’idea balenata nella testa di qualche fioritiano sarebbe una manovra utile a far partire, e camminare senza zoppicare sempre più pericolosamente, la consiliatura, favorendo pure una di gran lunga minore tribolazione nella scelta del presidente dell'assise e nelle altre, alcune delle quali molto delicate, a seguire.