I membri dell'Assemblea riunendosi saltuariamente potrebbero riuscire a conservare l'indennità fino alle elezioni come accadde nel 2014. Nessun problema invece per portaborse e collaboratori che continueranno a essere pagati senza necessità di escamotage (ASCOLTA L'AUDIO)
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C’è fretta, tremenda fretta nella politica regionale. C’è, addirittura, chi ha scambiato la commemorazione della presidente della Regione per una convention politica cercando (davanti alla bara!) di sollecitare scelte e accordi come quello sull’agognata designazione del successore della povera, tragicamente e prematuramente scomparsa Jole Santelli.
La disumanità da un lato e l’ipocrisia pelosa di chi ha definito pubblicamente “grande amica” la Presidente che hanno sempre detestato dall’altro ha mostrato l’essenza di certi politici calabresi che ben si potrebbe sintetizzare con una parodia di Paolo Sorrentino: “la grande pochezza”.
Centrodestra ai ferri corti dopo le comunali a Reggio
Non è un segreto che la coalizione di centrodestra stra-vincitrice alle scorse elezioni si sia contraddistinta per litigiosità e indecisionismo. Dalla quadra sulla giunta a quella sulle presidenze delle commissioni consiliari, quest'anno è volato all’insegna di un immobilismo che aveva come frontwoman Jole Santelli ma che nel “back office” era rappresentata da una compagine politica che fin da subito si è mostrata scricchiolante.
Il cigolio si è acuito con la dura conferenza stampa del coordinatore provinciale reggino di Forza Italia e deputato Francesco Cannizzaro che dopo la tranvata elettorale del candidato “straniero” voluto da Salvini a Reggio Calabria, ha indetto una conferenza stampa in cui, senza peli sulla lingua, ha sparato a zero frontalmente contro l’assessore regionale al bilancio e segretario regionale Udc Francesco Talarico (già “sfiduciato” nel post elezioni regionali dal suo stesso partito in cui sono volate botte da “urbi et orbi”) senza considerare le “sciabolate” contro il disimpegno di Fratelli d’Italia e il flop leghista, la cui lista si è fermata al 4,7%.
A ciò va aggiunta la vera e propria bava alla bocca di Sergio Abramo e Mario Occhiuto, rispettivamente sindaco (al quarto mandato) di Catanzaro e sindaco (al secondo mandato) di Cosenza che il “prossimo treno” per la Regione non hanno proprio intenzione di perderlo anche a costo di vedersi sciogliere come neve al sole le maggioranze che oggi li reggono nei rispettivi enti che amministrano.
Nel mezzo c’è la pandemia del Covid-19 che desta sempre più problemi in una Calabria che era quasi un’isola felice e oggi si trova a dover affrontare un netto aumento dei contagi. Se da un lato il presidente del consiglio regionale Mimmo Tallini spinge per il voto subito, insieme ad una nota non troppo convinta, né convincente della Lega del deputato Cristian Invernizzi, dall’altro lato ci sono ad oggi 9 “zone rosse” attivate dal 15 settembre a causa dei focolai del virus e riguardano i Comuni di Celico e Casali del Manco per la provincia di Cosenza, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Sinopoli, Oppido Mamertina per la provincia di Reggio Calabria (con Bovalino quasi “al limite” come denunciato dal Sindaco Vincenzo Maesano), Stefanaconi per la provincia di Vibo Valentia e Torre Ruggiero per la provincia di Catanzaro. Una situazione che rende irrealistico il voto a breve termine.
I lauti compensi dei consiglieri regionali e dei portaborse
Il legame a doppio mandato (o terzo, dicitura che farà più piacere a Nicola Morra) tra politica e vil denaro la fa’ acremente da padrone. È il segreto di Pulcinella che certa fretta vada di pari passo alla spasmodica ricerca di un cavillo legislativo che non c’è, nonostante le giacche tirate di più di un dirigente regionale.
La legge regionale 3 del 1996 sulle “disposizioni in materia di trattamento indennitario agli eletti alla carica di consigliere regionale”, novellata negli anni fino più volte e da ultimo nel maggio del 2019, è lapidaria all’articolo 2, comma terzo: “In caso di scioglimento del Consiglio regionale l'emolumento per i Consiglieri cessa dalla data di scioglimento dello stesso”.
Oggi sarà convocata la conferenza dei capigruppo per fissare la data dell’ultimo Consiglio a seguito del quale i consiglieri verranno “congedati”. Successivamente vi sarà la presa d’atto del consiglio dei ministri e, dopo aver sentito la conferenza stato regioni ed il presidente del consiglio, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con suo decreto (la dicitura è "D.p.r.") emanerà lo scioglimento a seguito del quale decorrerà il termine (eventualmente differibile causa Covid-19) di indizione delle elezioni regionali.
Dal decreto di scioglimento, quindi, gli stipendiatissimi consiglieri regionali dovrebbero rimanere a bocca asciutta.
L’escamotage
Nel 2014, a seguito delle dimissioni dell’allora presidente di Regione Peppe Scopelliti e dello scioglimento del consiglio regionale, l’allora senatore del M5S Francesco Molinari depositò un’interrogazione parlamentare (la numero 4-02548 del 24 luglio 2014) in cui denudava i Re di Palazzo Campanella.
Nel testo dell’atto parlamentare si legge come nonostante la legge regionale 3 del 1996 disponesse che dalla data di scioglimento del consiglio regionale i consiglieri non avessero più diritto ad alcun emolumento, gli stessi continuavano a percepire un’indennità non dovuta.
«Risulta che l'Ufficio risorse umane del Consiglio regionale, incaricato dell'erogazione degli emolumenti, ha ricevuto comunicazione dall'ufficio di Presidenza affinché provveda all'erogazione per intero dello stipendio di giugno 2014, giustificato dalla convocazione di un Consiglio straordinario il giorno 11 giugno» scriveva Molinari aggiungendo: «Appare verosimile che il Presidente del Consiglio regionale possa convocare una riunione per ogni mese che ci separa dal momento elettorale al fine di vedere attribuite le indennità non dovute a tutti i consiglieri regionali».
Insomma, un consiglio regionale che quest’anno si è riunito molto poco e ha legiferato poco e niente (e a porte chiuse) potrebbe ritrovare una nuova laboriosità “emergenziale” fino alle prossime elezioni per poter giustificare i lauti compensi che i consiglieri altrimenti non prenderebbero più e che gravano sul bilancio regionale 441mila euro al mese.
Possono tirare un sospiro di sollievo, invece, i vari portaborse, membri delle strutture speciali, autisti e co.co.co. La legge regionale 8 del 1996 sulle “Norme sulla dirigenza e sull'ordinamento degli Uffici del Consiglio regionale”, al comma 7 dice, infatti, che i portaborse ed il personale delle strutture speciali “cessano dall’incarico o dal lavoro con la cessazione dalla carica dei medesimi titolari”.
Insomma, fino a proclamazione dei nuovi eletti e, nonostante la cessazione dell’attività consiliare, continueranno (presumibilmente in smartworking, almeno nella forma) ad essere lautamente foraggiati dai soldi pubblici con un costo complessivo di circa 500mila euro mensili. Misteri della legislazione calabrese.