"La verità non fa’ sconti. Le omissioni e le minimizzazioni non le rendono onore. E valga il vero. L’ufficio della Fincalabra di Vibo non esiste più. Sei dipendenti su sette sono stati trasferiti presso la sede catanzarese. E l’unico dipendente rimasto in loco, di fatto, ha mezzi operativi limitati. Questo è un fatto e non un’opinione. Le ragioni di tale chiusura non sono state esplicitate. In merito, nessuna motivazione o coerente argomentazione. Tale mancanza, anziché un’esimente appare invece come un’aggravante. E anche la durata di tale chiusura sembra tutt’altro che certa e definita. Di sicuro c’è soltanto un dato, in Italia si stabilizza ciò che è provvisorio. E ciò vale ancora di più in Calabria. E quindi, il pericolo reale, è che tale chiusura momentanea divenga definitiva. Da ciò ha avuto origine il mio intervento, finalizzato a focalizzare l’attenzione sulla necessità di garantire la funzionalità di tale sede. L’impegno dichiarato dal collega di maggioranza, Michele Mirabello, si spera produca qualche utile risultato. E così sarà finalmente dispensato dall’onere di assegnare torti e ragioni, sonore bocciature da auliche ammirazioni. E soprattutto sarà dispensato dal dovere distribuire così generosamente la patente del “politico serio e attento”, magari mediante un esercizio retorico un po’ stantio, un po’ convenzionale. Sarebbe cosa buona e giusta, invece, unire l’impegno per un’inversione di rotta. Il costante depauperamento del Vibonese di strutture e servizi è palese. E chi ha un ruolo di governo regionale non può limitarsi a sterili proclami o inutili invettive. Meno che mai dispensare inconferenti brocardi".