Il consigliere regionale ha lasciato la carica di vicesindaco di Locri pochi giorni dopo il coinvolgimento del parente nel furto dell’ascensore del teatro comunale. Con lui sono andati via anche due assessori della sua area politica
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Che Fratelli d’Italia in Calabria navighi in pessime acque è ormai fatto arcinoto, come altrettanto di dominio pubblico risulta la netta presa di distanza della leader Giorgia Meloni dai “fratellisti” diramati dal Pollino allo Stretto. Troppe le gatte da pelare, anche dopo l’estromissione del delegato alle liste elettorali per le elezioni regionali Edmondo Cirielli e il “lascito” della patata bollente (il Partito regionale) in mano alla plenipotenziaria e unica deputata lì eletta nel 2018, Wanda Ferro.
A Reggio l'occhio del ciclone che agita Fdi
Tra tutte, però, la provincia di Reggio Calabria è quella considerata più scottante in quanto è lì che è emerso più di un “incidente di percorso” nel radicamento del Partito con gli arresti eccellenti dell’ex candidato in pectore di Reggio Calabria Alessandro Nicolò e del consigliere regionale neo-eletto Domenico Creazzo (entrambi indagati per concorso esterno in associazione mafiosa in due diverse indagini della Dda di Reggio Calabria).
A fine febbraio, al posto di Creazzo è subentrato nel consiglio regionale calabrese Raffaele Sainato, il cui nome (senza essere indagato) è comparso negli atti dell’inchiesta “Mandamento Jonico” che ha svelato il potere elettorale di alcune cosche nella locride. Anche lui, come Creazzo, transfugo del centrosinistra a livello regionale (si era candidato nel 2014 con la lista ‘Autonomia e Diritti’ di Agazio Loiero a sostegno di Mario Oliverio), ma vicesindaco di Locri dal 2013 in una amministrazione locale guidata da un sindaco marcatamente di centrodestra.
Le dimissioni e le belle parole
Lo stesso Sainato lo scorso 9 giugno si è dimesso dalla carica di vicesindaco e di assessore (ma non da consigliere) della cittadina di Locri, ufficialmente, come da lui dichiarato: «Per svolgere al meglio, con assoluta dedizione il suo nuovo ruolo di Consigliere Regionale”, aggiungendo di aver «svolto il ruolo di vicesindaco sempre con l'idea alta della politica e per trasmettere ai giovani ed ai miei figli l'importante umiltà dell'agire per il bene pubblico».
Parole di circostanza già sentite per chi mastica la politica che si uniscono a quelle, di pari natura, del sindaco, Giovanni Calabrese. Ma, dietro i canonici salamelecchi, nella cittadina locridea sono arrivate, in breve tempo ed in sequenza, altre due dimissioni: quelle delle assessore comunali vicine all’area politica facente capo a Raffaele Sainato, Anna Baldessarro e Anna Sofia (sua capostruttura in consiglio regionale).
L'ascensore dei desideri
Scaramucce locali? In realtà no perchè pare esserci di più. Dietro a questi smottamenti amministrativi pare vi sia una questione riguardante il teatro comunale inaugurato, dopo molti anni d’attesa, il 20 gennaio 2018. «Le missioni impossibili diventano realtà quando si lavora con impegno e passione», dichiarò il sindaco di Locri nell’annunciarne l’imminente apertura.
A lavorare con impegno e passione, però, è stata anche la Procura locridea che, giusto dieci giorni prima delle dimissioni di Raffaele Sainato dal ruolo di vicesindaco e assessore, ha notificato ad alcune persone un avviso di conclusione delle indagini preliminari (a firma del sostituto procuratore presso il Tribunale di Locri Michele Permunian) per il furto dell’ascensore, acquistato con soldi pubblici e destinato proprio al teatro comunale, che è stato poi, successivamente, installato in un’abitazione privata. Nell’indagine, oltre a tre tecnici, tra cui il responsabile dell’area tecnica manutentiva e urbanistica del Comune Mario Monteleone, accusati di falso ideologico per aver redatto nel 2015 un certificato di collaudo omettendo l’assenza dell’ascensore (che dalle indagine si evince fosse stato rubato nel 2012, tre anni prima), spunta come autore del furto Domenico Sainato, cugino di primo grado del consigliere regionale di Fratelli d’Italia.
L’accusa è di aver prelevato, in concorso con persone ignote, l’ascensore del Teatro comunale e di averlo installato presso l’abitazione del suocero Domenico Callipari, previo pagamento da parte di quest’ultimo della somma di 7.500 euro. Il reato contestato è furto aggravato dalla violenza sulle cose e dall’aver commesso il fatto su cose destinate ad un servizio pubblico.
All’epoca del furto (2012) Raffaele Sainato si era appena candidato sindaco alle amministrative del maggio 2011, venendo eletto consigliere comunale d’opposizione, mentre quando era stato redatto il (presunto falso) collaudo tecnico amministrativo e statico, con il presunto coinvolgimento del relativo responsabile d’area del Comune (29 aprile 2015), l’attuale esponente regionale dei sovranisti era già vicesindaco da due anni con delega al bilancio e all’urbanistica, dopo esser già stato assessore dal 2006 al 2011, anni in cui sono state emanate le prime delibere per la realizzazione del pubblico “teatro all’aperto in loc. Moschetta”.
L’avvocato di fiducia del denunciante, Pino Mammoliti (condannato in primo grado per favoreggiamento nel processo a seguito della citata inchiesta Mandamento Jonico) in un post su Facebook dello scorso 31 maggio ha dichiarato di aver accompagnato personalmente il suo assistito, titolare dell’impresa Ieromedia s.r.l. che svolse i lavori al teatro comunale, a denunciare «un aguzzino che per anni lo ha spremuto facendogli credere che lo avrebbe aiutato a sistemare uno dei tre figli», riferendosi (come emerso in maniera non equivoca dai pubblici commenti al post social) a Domenico Sainato. Quest’ultimo, però, di professione svolgeva e svolge l’attività di geometra ed operaio; non si comprende, quindi, come possa “sistemare” chicchessia.
Mai una gioia per Giorgia
In ogni caso, l’emergere di questa indagine potrebbe aver spinto Raffaele Sainato alle dimissioni (e all’estromissione di tutta la sua area) dalla giunta comunale di Locri, dato che durante i comizi tenuti durante la campagna elettorale per le elezioni regionali dello scorso gennaio escludeva categoricamente che avrebbe lasciato tale incarico.
La questione è stata tenuta sottotraccia, non facendo trapelare i nomi messi nero su bianco nelle carte della Procura di Locri, ma l’imbarazzo della vicenda, che pare abbia già avuto ripercussioni politiche in ambito locale, è destinata ad ampliarsi, con ulteriori notti insonni per Giorgia Meloni.